
Ma certo che Marco Pannella è un highlander, un immortale, la questione nemmeno si discute. Esiste da sempre e durerà per sempre, se si intenda per sempre una capacità di vivere divoratrice, generosa, unica in grado di sbeffeggiare i decenni. E lui ce l'ha. Capperi, se ce l'ha. Ogni tanto qualcuno, un medico senz'altro affettuoso, senza alcun dubbio premuroso, si alza ed emette il verdetto: «Questo sciopero di fame e sete lo ucciderà». Affermazione molto seria. E che non è mai vera. La ragione scientifica in grado di spiegare come una sete portata allo stremo di bere le proprie urine, e di perdere 40 chili in un colpo, possa allungare una vita invece che spezzarla non ha nome, ma se uno ne avesse si chiamerebbe carattere. Il segreto è nel modo. E chi voglia capire la serietà con cui Marco digiuna (Marco, sì, ormai tutti lo chiamano Marco, e più invecchia, e più appare ieratico, più Marco diventa), e intenda quindi consegnare alla spazzatura le mille allusioni dietetiche che sempre accompagnano le sue battaglie, osservi '`allegria con cui si nutre nei tempi, diciamo, normali. Si nutre, poi... Con cui divora, inghiotte, ingurgita e trangugia. Con cui spazza la tavola, ruba dal vostro piatto, lo riempie di nuovo e di nuovo lo svuota, e aggiunge e toglie e intanto parla, e vi serve, e vi riserve, ed è così contento se anche voi mangiate.
Bulimico, dicono. Invece è qualcosa di più. Può darsi perfino, tanto vale a questo punto spararla grossa, che si tratti di quel famoso amore che sempre la vince sull'odio. Alcuni dispensatori di banalità preferiscono mettere l'accento sul suo narcisismo, e sarà pure, non fosse che, primo, non risulta dai testi che il narcisismo di Narciso abbia mai toccato certe vette; secondo, che ancora è da scoprire quell'immortale che non lo fosse un po'. Dopo c'è la politica. O meglio, qualcosa di più della politica. Non le elezioni andate a ramengo, per capirci, e nemmeno la sconfitta di Emma Bonino, che Marco di quelle ne digerisce mille. Altro. Che altro, però. Non fu piacevole, per un campione laico del suo calibro, e qualcuno preferisce laicista, ascoltare le parole del tanto caro Dalai Lama: «Una coppia gay mi è venuta a trovare, cercando il mio appoggio e la mia benedizione. Ho dovuto spiegar loro i nostri insegnamenti. Una donna mi ha presentato un'altra donna come sua moglie: sconcertante. Incontro donne che in passato hanno abortito perché pensavano che un figlio avrebbe rovinato le loro vite. Un bambino sembrava loro insopportabile. Adesso sono diventate più vecchie e incapaci di concepire. Mi sento così triste per loro».
Non fu piacevole per Marco quando qualcuno volle ricordargli le opinioni del Mahatma Gandhi: «Mi sembra chiaro come la luce del sole che l'aborto è un crimine». Non fu piacevole leggere il punto di vista di Simon Wiesenthal: «Quando sento nuovamente i medici parlare di eutanasia, di uccisioni compassionevoli, l'orrore si impadronisce di me... prima i malati incurabili, poi i ritardati e i vecchi. Molto presto tutti coloro con un qualche genere di disabilità diverranno indegni di vivere».
Non fu piacevole dover constatare che le effigi del magistero laico riconosciuto, da Norberto Bobbio, a Natalia Ginzburg, a Pier Paolo Pasolini, insegnavano le questioni etiche all'opposto di lui. Tutto questo non ha reso meno immortale Marco Pannella. Più determinato, se mai, e infinitamente più fragile.
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