
11/02/11
Gli Altri
Arnoldo Foà, in una intervista rilasciata il 31 Gennaio 2011 a "Il Corriere della Sera" confessa di considerare la politica roba da imbecilli. Negli anni sessanta Foà - chiede Paolo di Stefano, il giornalista - fu consigliere comunale per il Partito radicale. La politica oggi? «Mi ha sempre interessato pochissimo. Interessa agli imbecilli, la politica. Se è fatta bene, non chiamiamola politica. Vederla in televisione, poi... mi dà fastidio».
È difficile dargli torto.
Altra citazione. Stavolta dalla voce "Fascismo" di Wikipedia: "Nel luglio 1923 venne approvata una nuova legge elettorale maggioritaria, che assegnava due terzi dei seggi alla coalizione che avesse ottenuto almeno il 25% dei suffragi, regola puntualmente applicata nelle elezioni del 6 aprile 1924, nelle quali il "listone fascista" ottenne uno straordinario successo, agevolato anche da ingenti brogli, dalle violenze e dalle intimidazioni e rappresaglie contro gli oppositori."
E ancora. Dalla voce "Nazismo" sempre di Wikipedia: "Dopo le elezioni federali tedesche del luglio 1932 i nazisti diventarono il primo partito rappresentato al Reichstag, aggiudicandosi 230 seggi".
Infine, sempre da Wikipedia, alla voce che racconta Berlusconi: "Sovvertendo le previsioni espresse dai principali quotidiani nazionali, le elezioni politiche del 27 marzo 1994 si concludono con la vittoria elettorale di Forza Italia in corsa con la Nord di Umberto Bossi nelle regioni settentrionali e l’MSI di Gianfranco Fini nel resto d’Italia."
Un sistema politico (la democrazia) che permette a masse di delinquenti ed imbecilli, coalizzati tra loro, di portare al potere figure politiche come queste, non può certo suscitare l’ammirazione di nessuno. Ma è colpa della democrazia? Davvero l’unica salvezza può venire dalla dittatura, come sosteneva Benito Mussolini negli anni ‘20?
No. In realtà, il problema è che le democrazie di questa generazione (Italia, altri paesi Ue, Usa, etc.) sono tutte basate sul presupposto che nessuno tenti di usare i loro meccanismi per sovvertirle. Ci si aspetta che non esistano "hacker della democrazia". La storia ci ha dimostrato che le cose vanno in modo diverso.
Abbiamo solo bisogno di una nuova generazione di democrazie che prevedano esplicitamente l’esistenza di qualcuno che tenterà di sovvertirle. Abbiamo bisogno di democrazie resistenti agli exploit degli hacker. Dal punto di vista concettuale, non è difficile: si tratta "solo" di creare degli organi di controllo più potenti, più tempestivi, più efficaci e più robusti di quelli esistenti (Corte Costituzionale e Presidente della Repubblica). La democrazia va messa in sicurezza, come un frana che incombe su una città. Occorre un’opera di "ingegneria costituzionale" tesa a creare questi meccanismi di sicurezza.
Come si potrebbe fare ve lo racconto nei prossimi numeri del giornale.
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