
Alexander Lukashenko è stato perentorio. Chiudete l’ambasciata qui a Minsk entro la fine del mese, ha intimato ieri il presidente bielorusso al governo svedese. La decisione, pesantissima, segue la recente espulsione del rappresentante di Stoccolma e aggrava la tensione diplomatica in corso da qualche settimana tra le due nazioni. A innescarla è stato il lancio di qualche orsacchiotto di peluche sul territorio della repubblica ex sovietica, avvenuto il 4 luglio.
No, non è uno scherzo. È andata davvero così. Il casus belli è stata la pioggia di Teddy Bear, ognuno munito di un micro-paracadute, scaraventata sulla Bielorussia da due attivisti svedesi che a bordo di un piccolo velivolo hanno violato lo spazio aereo di quella che l’amministrazione di George W. Bush definì – correva l’anno 2004 – «l’ultima dittatura d’Europa». L’impresa è documentata. Sul web, se non l’avete già adocchiato in questi giorni, visto che è stato ripreso da diverse testate, potete facilmente trovare il filmato.
Lukashenko, inizialmente, se n’è rimasto sulle sue. Tanto che qualcuno, stupito, è arrivato a credere che avrebbe reagito alla provocazione. Ma ti pare? Il grande capo ha atteso un po’, e poi s’è letteralmente scatenato. Sul fronte interno, innanzitutto. Nei giorni scorsi ha licenziato due generali dell’aeronautica e alcune guardie di frontiera ree di non avere avvistato l’aereo svedese. Ha inoltre approfittato della situazione, riferisce il sito della European voice, allo scopo di rimettere mano alla composizione della sua giunta. Messe in ordine le cose in casa è poi passato a gestire la pratica del nemico esterno.
Prima ha cacciato l’ambasciatore svedese, il cui governo ha reagito vietando l’ingresso sul proprio territorio al nuovo inviato bielorusso e procedendo con l’espulsione di due diplomatici di Minsk. Ma non è finita, come conferma l’imminente chiusura dell’ambasciata. Il ministro degli esteri svedese, Carl Bildt, ha affidato a Twitter la sua incredulità. «La sua paura dei diritti umani ha toccato nuove vette», ha cinguettato ieri pomeriggio, riferendosi ovviamente a Lukashenko. Poi, sempre su Twitter, ha incassato la solidarietà di due omologhi, il britannico William Hague e il polacco Radoslaw Sikorski, il cui paese è senz’altro, tra i membri dell’Unione europea, quello che vanta il rapporto più burrascoso con Minsk, complici un’allergia cronica ai regimi autoritari e la presenza di una nutrita minoranza polacca, a volte un po’ tartassata, all’interno dei confini bielorussi.
Intanto, gli ambasciatori dei 27 paesi comunitari accreditati a Bruxelles hanno indetto un vertice d’emergenza. Si terrà domani e con ogni probabilità verranno adottate nuove sanzioni, che s’aggiungeranno al congelamento dei visti e dei conti correnti nei confronti di circa duecento persone vicine al regime, già in vigore nei confronti di Minsk. Tutto per colpa di un piccolo esercito di orsacchiotti, piovuto giù dal cielo il 4 luglio.
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