
Non era soltanto un lancio di missili da mostrare in tv ai sudditi tenuti nella bolla di censura e povertà; non era la cosiddetta prova muscolare: Grillo-Il-Sung è passato ai fatti. Aveva detto “fuori dalle palle” e li ha cacciati davvero con la fatwa, i deviazionisti a Cinque stelle Giovanni Favia e Federica Salsi, da poco ufficialmente “ex” grillini cui è negato l’uso del simbolo. Non si può fare a meno di vedere qualcosa di grottesco, nel pugno sbattuto sul tavolo dal Beppe Grillo dispotico che dice “mi sto arrabbiando seriamente” quando vede andare in mille pezzi la sua macchinina (parlamentarie andate così così, dissenso interno che buca lo schermo). E però è successo davvero: fuori i non allineati in nome della lotta al nemico esterno, fuori la realtà né bianca né nera, con quelli che dicono “sì” e quelli che dicono “no”, sostituita da favole cupe di guerra alle porte, come nella migliore tradizione nordcoreana. Alla prima prova non solo virtuale di “democrazia diretta” (qualcuno che fa o dice qualcosa di non allineato) e alla prima conta con flop (soltanto 32 mila votanti on line per le “non-primarie”, secondo i militanti che si sono autocensiti su Facebook), arriva l’inasprimento lessicale da “asse del male”: l’elmetto da indossare, l’intero mappamondo che si popola di nemici, la minaccia della “rabbia degli italiani” agitata dietro l’urgenza organizzativa (le firme da raccogliere in poco tempo, non essendo un gruppo già presente in Parlamento – e neanche l’unico, come ricordano i Radicali).
Grillo va oltre la tradizione della setta con scissionismo matematico per buttarsi su una chiamata alle armi dalla doppia faccia: ha davvero “dato di matto” in un delirio autolesionistico, come hanno scritto alcuni attivisti, o ha calcolato e azzardato, pensando che la pancia a Cinque stelle sia fatta da gente che vuole essere guidata (e zittita) dall’uomo solo al comando che promette la catarsi e un lontano benessere a chilometro zero contro la masnada dei brutti, cattivi, ladri e mascalzoni? “Così si tira la zappa sui piedi”, hanno pensato lì per lì gli osservatori esterni, e però, a guardare le reazioni nel M5s, la doppia cacciata operata dal Grillo bisbetico non si presta a lettura univoca, tanto che in molti si chiedono: “Perché mai farsi dare del dittatore a due mesi dal voto? C’è qualcosa che non sappiamo?”. Ieri, infatti, scorrendo i commenti sul blog dell’ex comico e nei forum dei militanti, si trovavano sì parole sconcertate (“stavolta hai toppato”, “così ti sputtani”, “bella democrazia”, “sei come Mussolini”, “non ti voterò più”, “sembri Berlusconi che caccia Fini”, “stai facendo il monarca illuminato”) ma si trovava pure una massa di entusiasti (“ben fatto”, “standing ovation”, “a casa testine di rapa”, “se ci si lascia andare oggi per una Salsi, domani ci ritroveremo a pentirci”). Sembra che molti non vogliano rinunciare alla cuccia della direttiva da non infrangere pur di sentirsi sicuri di un vago avvenire “dal basso”. Sembra che in tanti abbiano poca voglia di pensare e molta di affidarsi (a Gianroberto Casaleggio? all’ultimo che parla? all’“uomo forte” Grillo che si comporta come un bambino al supermercato di fronte alla mamma che non compra le caramelle?). E alla fine l’impressione è quella di una mossa che punta a fidelizzare quelli che dovranno accorrere ai “firma day” pre-elettorali del comico col broncio (Antonio Di Pietro ha offerto aiuto, non mancando però di ricordare che Grillo non ha voluto allearsi con lui).
Non importa che il dissidente storico Valentino Tavolazzi dica “siamo al crollo”. Non importa che Federica Salsi, intervistata da Affaritaliani dopo l’allontanamento, dica dritta per dritta la verità (“paradossalmente i partiti tradizionali sono più controllabili del M5s”) e si dichiari perplessa sull’accelerazione autoritaria (“viene il dubbio se non vi sia solo la volontà di aumentare il volume di affari del blog”). Non importa che Favia rifletta amaro (“la fede messianica in un leader non è mai stata nel nostro Dna”). Nulla importa, perché tanto Grillo sta parlando agli altri (gli ortodossi) ma soprattutto alle prede contese, gli elettori sognati dai populisti di tutti i poli, quelli a cui, dai microfoni di Class-Cnbc, l’ex comico mostrava ieri una faccia simpatetica, dicendo peste e corna di banche, banchieri e professori (“Monti deve scomparire” e lo spread è una “allucinazione mentale”).
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