
Italo ha 40 anni e da trentacinque ha le protesi alle gambe. Vive da solo in un appartamento a piazza Igea a nord di Roma, ora che finalmente è riuscito ad avere un impiego come centralinista. Ogni mattina esce di casa sulla sua sedia a motore, non ci sono i marciapiedi in quel tratto di via della Camilluccia e per arrivare all'istituto Don Orione, dove lavora, è costretto a incrociare le dita e camminare in mezzo alla strada, percorrendola contro mano.
Fare il giro dell'isolato, scendere giù per via Trionfale, sarebbe un suicidio con le auto che in discesa sfrecciano veloci come fossero a Vallelunga. Quei fiori sotto la foto di un bimbo ucciso qualche anno fa da un pirata sullo stradone a senso unico, è un monito silente e doloroso per tutto il quartiere. Per Italo però, il momento più pericoloso arriva quando deve attraversare la strada: al semaforo, davanti al Don Orione, macchine e motorini troppo spesso non si fermano al rosso. Ignorando quel centinaio di disabili che lì ogni giorno vanno a fare fisioterapia.
"È tutto così complicato per chi è nella mia situazione: andare al cinema, al ristorante prendere un autobus. Devi averi una mappa nel cervello che ti dice questa linea del bus ha le rampe mobili la puoi prendere, quella sala cinematografica ha le scale quindi è off limits, in quella pizzeria invece, si può entrare senza problemi", continua Italo che nel suo telefonino ha un piccolo dossier. Foto scattate ogni qualvolta si è trovato le rampe d'accesso sbarrate da qualche auto in sosta. O si è trovato di fronte a qualche gradino di troppo che lo ha costretto a fare dietrofront. "E di fotografie ne ho tantissime", dice.
Ma Roma è davvero una città inaccessibile per chi vive su una carrozzella, come ha denunciato il regista Bernardo Bertolucci dal sito di Fiamma Satta "Diversamente affabile"? "Umiliato e arrabbiato", il maestro si è rivolto direttamente al sindaco Alemanno per raccontare le difficoltà nel raggiungere la sala rossa in Campidoglio per partecipare a un matrimonio.
Sì Roma è una città complicata se non ci si muove sulle proprie gambe o se si è non vedenti. O se, semplicemente, si è mamma col passeggino da spingere. Tommaso Empler, architetto specializzato in universal design ne è convinto. "Anche se con le passate giunte si sono fatti molti passi in avanti", dice. "Certo, le barriere architettoniche sono tante in una capitale come Roma molto antica - continua Empler - In più i marciapiedi sono sconquassati. E i sampietrini in centro, di sicuro, sono un deterrente per chi sta su una carrozzina. Ma il vero problema è la mancanza di educazione civica dei romani". In effetti, basta fare un giro per le strade per accorgersi di quante persone parcheggino senza averne diritto nel posto riservato ai disabili.
O quanti siano quelli che piazzano l'auto davanti alle rampe di accesso dei marciapiedi. Ma c'è anche un discorso che riguarda la soprintendenza. "Troppo spesso palazzi storici non vengono resi accessibili a tutti per non deturpare le facciate - continua l'architetto - Non attenendosi invece a una normativa ministeriale del 2008 che impone le rampe per i disabili anche in luoghi pregiati e vincolati".
Gli scivoli
Sosta selvaggia davanti alle rampe attraversare la strada diventa impossibile
Alle auto parcheggiate in doppia (e spesso tripla) fila i romani sembrano averci fatto l'abitudine. Un po' meno i disabili che circolando per la capitale trovano spesso i marciapiedi inaccessibili per via delle ruote che coprono gli scivoli a loro dedicati. E per chi si muove in carrozzella scendere dal marciapiede diventa un incubo. Su via Cristoforo Colombo, ad esempio, gli scivoli per i disabili vengono completamente ignorati dagli automobilisti incivili, cosa che avviene anche in via della Pisana fino a a viale Leonardo da Vinci e a San Paolo.
Ma è nelle ore serali che la situazione peggiora e la sosta selvaggia rende impossibile, ai disabili, uscire di casa. "Quasi sempre - racconta Emanuele Zuffranieri - sono i miei amici a sollevare me e la carrozzella per aiutarmi a scendere dai marciapiedi. È incivile che in una città come Roma si consenta a motorini e automobili di posteggiare davanti alle rampe per i disabili".
I trasporti
Alle fermate scale e ascensori guasti il viaggio sulla metro è un'odissea
Le barriere architettoniche sotto le stazioni metro della capitale sono la regola. Mancanza di ascensori e percorsi tattili inadeguati sono le maggiori criticità che interessano le linee A e B del metrò e che obbligano i diversamente abili a muoversi per la città non autonomamente. Si parte da Termini, dove l'accesso agli ascensori - e addirittura alle scale mobili - è impossibile nella maggior parte dei casi e dove, nel pomeriggio di ieri, si incontrava del personale che affiggeva cartelli con su scritto: "Stiamo lavorando per una stazione più accessibile". La linea A ha gravi carenze su tutta la parte centrale, da Ottaviano a Repubblica, dove mancano del tutto gli ascensori. Ma nella stessa condizione è anche Anagnina o il tratto che va da Giulio Agricola fino a Colli Albani. Anche Cavour, Colosseo e Circo Massimo, sulla B, non hanno l'ascensore ma solo un montascale, per il cui utilizzo occorre il personale addetto.
I percorsi
Tragitti speciali per i non vedenti Terminano contro i muri dei palazzi
Bancarelle che vendono souvenir, tavolini con le caldarroste, secchioni per l'immondizia ed espositori di cartoline. Il percorso per i non vedenti e i disabili in visita ai monumenti di Roma è pieno di ostacoli. A Fontana di Trevi, incrocio con via delle Muratte, campeggia un cartello "Percorso attrezzato per non vedenti", peccato che subito sotto ci sia un venditore di castagne che occupa proprio le strisce zigrinate. Intorno alla fontana un cieco oltre a far attenzione alla calca della gente, rischia di imbattersi in rivenditori di souvenir e bidoni della spazzatura. Il percorso poi, all'incrocio con vicolo del Forno, termina contro a un muro. Mario Staderini, segretario nazionale dei Radicali, ricorda come il sindaco conosca bene la situazione: "Pochi mesi abbiamo vinto una causa contro il Comune per le discriminazioni nei confronti dei disabili. Alemanno sapeva e ora dovrà risarcire i danni".
I marciapiedi
Tavolini, piante, fioriere e bancarelleanche i marciapiedi diventano off-limits
Biciclette, pali della luce, cartelloni pubblicitari. Cestini dell'immondizia, tavolini selvaggi. Camminare sui marciapiedi romani significa cimentarsi in una corsa a ostacoli. Che, per chi è costretto su una sedia a rotelle. Troppo spesso, infatti, gli spazi destinati ai pedoni sono occupati con ogni tipo di arredo urbano, dai tavolini ai menu fino alle piante. Proprio come accade a Santa Maria in Via, dove, per di più, l'asfalto è tutto divelto. Un intero tratto di marciapiede di via del Corso, nei pressi di piazza del Popolo, è ostaggio dei tavoli di un bar, mentre a via Cola di Rienzo a intralciare il passaggio sono i clienti che si fermano per comprare vestiti nelle tante bancarelle. E se a via di San Pantaleo, dietro piazza Navona, un cartello di divieto di sosta obbliga a scendere dalla banchina e a camminare in mezzo alla strada, a piazza dell'Umiltà il marciapiede è totalmente occupato da un'edicola, oltre che dalle auto parcheggiate.
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