
Il problema carceri arriva in Parlamento, per il secondo giorno consecutivo. Al voto ben cinque mozioni diverse. La più ampia e condivisa è stata quella dei Radicali, firmata da Rita Bernardini assieme ad altri 93 deputati. Sempre a Montecitorio le associazioni Antigone, Caritas e Nessuno tocchi Caino) hanno presentato il rapporto sul sovraffollamento dei penitenziari italiani. Fuori dal Parlamento il sitin di protesta, al grido «lo Stato si rieduchi», a cui hanno partecipato anche i sindacati di polizia. Intanto dietro le sbarre la situazione resta drammatica e si aggrava sempre di più. La popolazione “ristretta” si avvicina alle 66mila presenze. A fronte di una capacità di 43mila posti. Un surplus di 23mila detenuti. In una cella da tre in media si sta in nove. Il triplo di quanto previsto. E circa metà della popolazione carceraria è in attesa di giudizio, mentre il 40 per cento è recluso per la violazione della legge sulle droghe. La situazione è diventata esplosiva. Nel 2009 è stato raggiunto il più alto numero di detenuti suicidi nella storia della Repubblica: 72 su 171 persone morte in carcere. Nei 16 asili nido delle carceri stanno crescendo 80 bambini sotto i tre anni di età, figli di detenute, mentre circa una trentina di donne trascorrono la gravidanza in cella. Molti nostri istituti sono fatiscenti, obsoleti e non adatti. Manca il personale. La polizia penitenziaria è sotto organico di 6.000 unità, gli educatori in servizio sono appena 352. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha annunciato ieri alla Camera che oggi proporrà al Consiglio dei ministri di dichiarare nelle carceri italiane lo «stato di emergenza ». E giù applausi. Ma la ricetta è sempre la stessa: nuova edilizia carceraria (portando la capienza intorno agli 80mila posti), politica del personale (2.000 agenti in più) e norme di accompagnamento per fare uscire dal carcere chi deve scontare piccoli residui di pena. «Se si vuole raggiungere una capienza detentiva di 80mila posti non bastano 2mila nuovi agenti», denuncia il sindacato di polizia penitenziaria. Dario Franceschini, capogruppo alla Camera del Pd, ha chiesto rassicurazioni al ministro sul fatto che «non abuserà dello strumento dell’ordinanza al posto dei normali provvedimenti legislativi». I Radicali chiedevano invece una riforma complessiva molto diversa: ridurre il ricorso alla detenzione tramite strumenti alternativi e incentivare quella domiciliare, centralità del fine educativo, esclusione dal carcere di donne e bambini, la creazione di strutture specifiche per tossicodipendenti ed extracomunitari, modifica della legge sulle droghe, diritto alla salute anche dietro le sbarre e trasformazione degli istituti in soggetti economici. In modo da permettere ai detenuti di lavorare e ridurre i costi. «Senza l’indulto approvato tre anni fa - si legge nella mozione - oggi le carceri sarebbero al collasso ed il sovraffollamento assumerebbe dimensioni tali da creare addirittura problemi di ordine pubblico ». Del resto lo stesso ministro Alfano era stato costretto ad ammettere che il sistema penitenziario è sostanzialmente al di fuori della legalità costituzionale.
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