
Enrico Letta torna dai climi secchi degli Emirati e trova la barca del proprio governo semisommersa dalle inondazioni di questi giorni a Roma. Radunati in tutta fretta i capi della marineria sul ponte di comando, il premier si sente rinnovare - dai capigruppo dei partiti di maggioranza - la richiesta di una celere «verifica» e di un «cambio di passo» dell’esecutivo. Naturalmente tutti concordano anche sulla necessità di approvare al più presto i vari decreti legge in scadenza, che è il motivo ufficiale della riunione, ma al tempo stesso sottolineano, secondo quanto riferito dal capogruppo dei Popolari per l’Italia, Lorenzo Dellai, «la necessità che rapidamente lo stesso premier chiuda una verifica politica di governo. Anche per rendere più forte il profilo politico del suo esecutivo». Il pressing per il rilancio dell`iniziativa del governo - tanto su Letta, quanto sul maggiore azionista della coalizione, il leader del Pd Matteo Renzi - viene in particolare da esponenti del Ncd con la richiesta di un risoluto «cambio di passo». Angelino Alfano, messi in guardia gli alleati dal ripetere gli «antichi errori» della contrapposizione tra due leader del partito vissuta ai tempi del «derby durato 15 anni tra D’Alema e Veltroni», sollecita ai democrat «una scelta chiara sul sostegno al governo. Anche perché - dice il vicepremier - noi del Nuovo centrodestra non lo sosteniamo se il Pd non ci crede». Anche un altro ministro del Ncd, Maurizio Lupi, afferma che «un governo non è fatto per sopravvivere. Non resteremo fermi a guardare le liti nel Pd: se c’è da fare un Letta bis si faccia, se c‘è da coinvolgere Renzi nell’esecutivo lo si coinvolga, ma così non si può andare avanti».
I piedi nel piatto
E a mettere i piedi nel piatto della questione che in questi giorni tiene banco, non solo dalle parti del Nazareno, è più di un esponente di Scelta civica. Il capogruppo alla Camera, Andrea Romano la mette così: «Renzi al governo? Perché no. Se mostrerà di essere un leader capace di offrire al Paese un progetto veramente innovativo e di rilanciare l’esecutivo, potremo valutare di sostenerlo. Certamente non andremo con Berlusconi». Dopo Romano, anche la vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta, osserva che «il governo sembra evaporato e Renzi deve sapere che, avendo scelto un percorso lungo come quello delle riforme istituzionali, si deve occupare in prima persona del governo per dagli quella spinta senza la quale non avrà il riconoscimento dell’elettorato». Più equidistante tra Renzi e Letta sembra essere Mario Monti, osservando che il Pd «ha i due ragazzi più solidi e promettenti della politica, ma ammonisce l’ex premier - sarebbe un disastro per loro e per gli italiani se si mettessero a fare quello che nel ciclismo si chiama surplace». Il senatore a vita sostiene che, al contrario, oggi «serve uno sprint con un programma di governo che arrivi in tempi di cronaca e non di storia. Senza aspettare la riforma elettorale per fare il programma di governo, il che - nota Monti - sarebbe un regalo storico alla destra di Berlusconi, che un pochino stanno già facendo». Di tutto questo si è parlato nella girandola di vertici e incontri avuti dai due «ragazzi promettenti» del Pd.Letta dopo la riunione coi capigruppo, ha pranzato con Alfano e Franceschini. Da parte sua, Renzi ha visto Cuperlo, Casini, la segretaria di Sc Stefania Giannini, il leader Fiom Landini. Poi è tornato a Firenze, ma oggi sarà di nuovo a Roma a confrontarsi direttamente con Letta in una importante riunione della Direzione del Pd.
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