
Entro i mille giorni che mancano alla scadenza della legislatura, l’Italia avrà una legge sui diritti civili: il premier Matteo Renzi ha ribadito ancora una volta la buona intenzione di cambiare l’Italia anche su questo versante, ma le associazioni non ci stanno e si dicono stanche di annunci ai quali non seguono i fatti. "Al termine dei mille giorni ci sarà una legge sui diritti civili" ha detto Renzi illustrando alla Camera le linee di attuazione del programma di Governo.
La frase è un po’ vaga, non si capisce se il presidente del Consiglio intenda mettere mano da subito alla questione o semplicemente voglia promettere che in due anni e mezzo si arriverà a questo traguardo. In ballo c’è soprattutto il tema spinoso delle unioni civili, sul quale si registra una impasse perché non c’è nella maggioranza di Governo una posizione comune e anche in Parlamento si fatica a trovare il necessario sostegno.
È dal suo insediamento che Renzi promette di dare all’Italia una legge che regolamenti le unioni di fatto - quindi anche quelle omosessuali - ma le proposte di legge restano impantanate in Parlamento. Hanno quindi buon gioco le associazioni che difendono i diritti delle persone omosessuali, che dopo le parole di oggi insorgono: "ci auguriamo che la questione delle unioni gay non sia per il presidente del Consiglio cosa da mettere in agenda all’ultimo giorno dei mille e che non subisca rinvii oltre quelli che già subisce da decenni - avverte Fabrizio Marrazzo di Gay Center - Renzi faccia un programma di 100 giorni e faccia una proposta chiara".
Aurelio Mancuso, di Equality Italia, ammette di fare fatica a "star dietro alle diverse indicazioni che il presidente del Consiglio fornisce sull’approvazione di una legge sulle unioni civili. Più duro Flavio Romani di Arcigay: "Unioni civili entro mille giorni? Non gli crediamo: il premier si sta prendendo gioco di noi". Tenta di gettare acqua sul fuoco il sottosegretario Ivan Scalfarotto: non è vero che Renzi mette all’ultimo posto i diritti civili.
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