
Poi filerà tutto liscio in serenità armonia e trasparenza. Le premesse però vanno in senso contrario e lo spoglio delle schede nel Lazio e nella provincia di Roma sarà lungo, complesso e ad altissima tensione. Una situazione che il Pd denuncia essere stata «creata ad arte per buttarla in caciara». E che invece il Pdl rivendica citando sentenze della Cassazione e schierando ai seggi ben cinquemila "gladiatori della libertà" versione postmoderna dei più noti rappresentanti di lista tenuta a battesimo dai pretoriani del Pdl Gasparri e Cicchitto.
Il nodo e il chiodo sono la provincia di Roma e l’arcinota questione della lista del Pdl per Roma e provincia esclusa dalla competizione elettorale dopo ben otto pronunce tra Tar e Consiglio di Stato. A questi si aggiunge una circolare del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro che nel tentativo di chiarire rischia però di complicare le cose. Quanto meno di garantire un alibi normativo a chi nel Pdl, sempre Cicchitto e Gasparri, sta dicendo che in provincia di Roma sono valide anche quelle schede in cui compaiono i nomi dei candidati esclusi dalla competizione. Il tutto in nome del favor voti, che significa prima di tutto salvare il voto.
Il senatore del Pd Riccardo Milana, coordinatore del Comitato Bonino, va ripetendo che «il Pdl sta pianificando il caos». Ai "gladiatori" infatti è stata data l’indicazione di far ritenere valide quelle schede che oltre al voto di lista per la Polverini riportano anche il nome di uno dei candidati Pdl esclusi. «Indicazione errata», ripete Nico Stumpo del Pd.
Ma la questione non è così pacifica. Basta leggere con attenzione tutta la circolare. E misurarne la parole
con le dichiarazioni che arrivano da via dell’Umiltà, sede del Pdl. La circolare n.37/2010 ha per oggetto i "Quesiti in ordine alla validità del voto". La premessa è che «la legge affida esclusivamente ai componenti degli uffici elettorali la competenza a decidere sulla validità dei voti». Subito dopo ribadisce il principio del favor voti per cui il voto è valido «ogni volta che risulti manifesta la volontà dell’elettore» e «purché non sia in alcun modo riconoscibile». A favore di questa interpretazione ci sono ben tre sentenze della Cassazione (2001 e 2004)che «ritengono nullo il voto dove è indicato un nominativo che non corrisponde a nessuno di quelli in lista perché tale erronea indicazione costituisce un palese segno di riconoscimento del voto». Lo dice anche la Lega. «Ho trovato un simpatico manuale della Lega che spiega bene la legge e dice che se un signore non è candidato in nessuna lista la scheda è nulla perché potrebbe essere un tentativo per far riconoscere il proprio voto» chiosava ieri la candidata radicale del Pd Emma Bonino.
La circolare del prefetto Pecoraro cita però anche un’altra sentenza della Cassazione (n.109 del gennaio 2006) per cui quello steso voto è valido se «per il tipo di errore e per la collocazione del nominativo possa ritenersi che si tratti di un errore dell’elettore dovuto ad ignoranza». Questa interpretazione è la stessa più volte citata in queste ore dal capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. Sarà questo l’alibi normativo che utilizzeranno i gladiatori per contestare schede che il Presidente del seggio riterrà invece nulle? I gladiatori hanno avuto l’ordine di contestare tutte le schede dubbie, solo così potranno infatti essere riconteggiate dalla Commissione elettorale. Nel dubbio la prefettura di Roma garantisce che farà oggi stesso una nuova nota interpretativa per chiarire cos’è «l’errore frutto di ignoranza» in modo da escludere il caso del nome del candidato che candidato non è. Anche perché proprio questo potrebbe essere l’espediente per misurare quanti voti è riuscito comunque a veicolare il candidato escluso a cui, magari sottobanco, è stato comunque promesso un posto da assessore. Il Pd è pronto ad ogni ipotetico trucco e sarà presente in ogni seggio con rappresentanti di lista e relativi supplenti.
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