
Il testo della legge di conversione del decreto legge recentemente emanato dal governo “sta subendo nel passaggio parlamentare dei rimaneggiamenti che ne stanno sminuendo progressivamente la capacità di affrontare, con coerenza e sistematicità, la drammatica situazione del sovraffollamento carcerario”.
Così l’Unione Camere Penali in una nota, in cui si sottolinea che la direzione della prima tornata di votazioni degli emendamenti è “decisamente in senso peggiorativo della legge”. Per i penalisti, “i lavori in commissione Giustizia del Senato stanno dimostrando che, ad onta dei proclami elettorali e del catalogo delle buone intenzioni cui danno fondo le forze politiche, quando si tratta di tradurre i propositi in fatti concreti prevalgono sempre calcoli di parte ed impera la demagogia della sicurezza”.
“Accanto a pochi miglioramenti - aggiungo i penalisti - quali la modifica dell’art. 280 del codice di procedura penale per alzare da quattro a cinque la soglia di pena edittale dei reati che consentono la custodia cautelare in carcere e le modifiche alla legge Smuraglia per ampliare le possibilità di lavoro dei detenuti, vi sono molti arretramenti, quali il ripristino delle preclusioni per i reati di furto, nonché il ripristino delle precedenti limitazioni della detenzione domiciliare per i recidivi, la cui rimozione con il decreto legge sanava in parte i guasti provocati dalla legge Cirielli”, rimarca L’Ucpi.
Per l’Ucpi inoltre, “non si è rimediato alla mancata previsione della applicazione provvisoria dell’affidamento in prova al servizio sociale, cosicché residua un potere d’intervento provvisorio del magistrato di sorveglianza molto limitato, che avrà scarsissima applicazione pratica. A tacere, infine, della modifica sui permessi premio che finisce, forse per un mero errore, per renderli concedibili soltanto ai condannati con pena non superiore a quattro anni”. “C’è ancora il tempo per correggere la rotta - concludono i penalisti - e le forze politiche dovranno utilizzarlo al meglio riportando la legge di conversione all’interno dello spirito che, sia pur con effetti incompleti, ha ispirato le norme in discussione”. [3]
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