
È una delle vicissitudini più discusse della storia italiana, l'errore giudiziario per eccellenza: l'arresto e l'incarcerazione di Enzo Tortora. A ventiquattro anni di distanza dalla morte dell'ex giornalista televisivo, nell'ambito di un evento organizzato dalla Camera penale ligure, il caso di cui fu vittima sarà oggetto di un dibattito sull'utilizzo delle misure cautelari e i problemi della giustizia.
La giornata di commemorazione inizierà domani mattina alle 10 al liceo classico Colombo, di cui il presentatore era stato studente, dove verrà posta una targa in sua memoria, alla presenza della figlia Silvia, che ha scelto la stessa professione del padre. Alle 11, una delegazione di avvocati visiterà il carcere di Marassi, per constatarne le condizioni dei detenuti e incontrare gli operatori. I lavori proseguiranno nel pomeriggio con la tavola rotonda incentrata sui problemi carcerari intitolata: «La vicenda giudiziaria di un uomo perbene: Enzo Tortora. Le misure cautelaci personali: il carcere, extrema ratio?».
Il calvario dell'anchor man inizia il 17 giugno del 1983, quando viene arrestato dalla Procura di Napoli con l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. Alcuni pentiti sostengono che il giornalista avesse contatti con la camorra e lo coinvolgono in una brutta vicenda di spaccio di cocaina. Tortora sconta sette mesi di detenzione preventiva in carcere, poi passa agli arresti domiciliari per motivi di salute. Viene eletto in Parlamento nelle file del partito Radicale. L'anno dopo viene condannato a dieci anni di carcere, si dimette, inizia a scontare la pena ai domiciliari, e viene infine riabilitato ne11986 con l'assoluzione in Appello. Morirà due anni dopo, di malattia, a soli sessant'anni. «Ciò che intendiamo sottolineare - spiega Alessandro Vaccaro, presidente dell'Ordine degli avvocati di Genova - è che la custodia cautelare in carcere dovrebbe essere usato come ultima spiaggia, ma spesso non è così. E ancora oggi troppo spesso alcune persone finiscono vittime della gogna mediatica, nonostante non siano ancora stati giudicati da un tribunale».
La manifestazione è organizzata dall'Unione camere penali italiane e dalla Camera penale regionale ligure, in collaborazione con l'associazione amici del liceo Colombo, la sezione ligure dell'Associazione nazionale magistrati e il consiglio dell'Ordine degli avvocati di Genova.
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