
“La realizzazione in corso di nuove strutture carcerarie consentirà una volta ultimata di avere circa 10mila nuovi posti”, ma “se alcuni nuovi istituti sono già stati consegnati, questo non significa che nel giro di un anno sarà ultimata la consegna”. Quindi, questa strada “da sola non basta” per rispondere alle richieste di misure strutturali per superare l’emergenza sovraffollamento che la sentenza sulle carceri della Corte di Strasburgo ci impone entro il 27 maggio 2014. “Penso quindi che per rispondere a quest’obbligo serva anche un intervento normativo”.
Lo sottolinea il capo del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Tamburino, inviando un suggerimento al legislatore: “La mia idea è che bisognerebbe introdurre una norma di flessibilità che funzioni da valvola di sicurezza. Nell’ordinamento penitenziario abbiamo il 41 bis” sul carcere duro - spiega Tamburino - “che consente una deroga a una serie di regole primarie per ragioni di sicurezza. Con la stessa logica potremmo introdurre uno strumento di protezione del detenuto che scatti quando si verifichino violazioni di una norma di rango costituzionale o super primario, come la Convenzione europea dei diritti umani”.
Tamburino è intervenuto all’assemblea nazionale del volontariato della giustizia, che ha affrontato i tanti problemi delle carceri, a partire da 4 scadenze elencate dal presidente onorario dell’associazione Antigone, Stefano Anastasia: “La revisione del sistema di misure alternative al carcere, la ratifica del protocollo opzionale alla convenzione Onu contro la tortura, il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari entro il maggio 2014 dopo la proroga varata quest’anno, che speriamo sia l’ultima, e la sentenza della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo sul sovraffollamento delle carceri italiane”.
In alcune fasi politiche difficile indulto
“Esigenze come quelle di un indulto, che potrebbero anche essere oggettive” per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri, “sono considerate non trattabili in certe fasi sensibili sul piano politico: dobbiamo esserne consapevoli”.
Lo ha detto il capo del Dap, Giovanni Tamburino, intervenendo all’assemblea del volontariato della giustizia. “Il Dap è un organo di servizio e a cui non spettano decisioni politiche”, ricorda Tamburino, sottolineando però che negli ultimi mesi l’attenzione della politica rispetto all’emergenza carceri è cresciuta. Uno dei piani su cui lavorare, secondo Tamburino è quello della custodia attenuata, che “se non è per tutti i detenuti, può però essere estesa: ora interessa circa 5mila detenuti che vorremmo portare a 10mila e poi a 15mila”.
Quanto al ddl sulla messa alla prova che dopo un’ampia maggioranza alla Camera fu stoppato al Senato a pochi giorni dalla scadenza della scorsa legislatura e che ora si è rimesso in moto in commissione Giustizia alla Camera, Tamburino confida in un “iter in tempi brevi e in un rapido approdo in Aula. Non produrrà grandi effetti deflattivi, ma prevede anche interventi sul sistema delle pene e questa è una direzione sulla quale insistere, ossia prevedere anche una sistema di sanzioni alternative, né pecuniario né detentivo”. [3]
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