
È il primo marchio “registrato” dal ministero della Giustizia. Che si mette alla prova, in questa prima assoluta, con un progetto che mette in rete un panorama molto composito: sei cooperative sociali, una banca, un ateneo. Convivenza complicata? Ancora più complesso l’obiettivo, un esperimento interessante di social economy: valorizzare il lavoro delle donne recluse in 12 carceri che impegnano il loro tempo dietro le sbarre lavorando.
Il nome scelto dall’Agenzia nazionale di coordinamento dell’imprenditorialità delle detenute per questa formula di intervento ibrido, prima nel suo genere non solo in Italia ma addirittura in Europa, è “Sigillo”, e lo scopo è quello di curare le strategie di prodotto, comunicazione e posizionamento sul mercato di quanto realizzato dalle donne detenute nei laboratori sartoriali avviati in alcuni dei più affollati istituti penitenziari italiani. Una sorta di “Camera della moda” delle eccellenze produttive delle recluse.
“Il nostro primo obiettivo - spiega Luisa Della Morte, direttore dell’agenzìa Sigillo - è quello di aumentare l’offerta occupazionale per le donne detenute, in modo che possano intraprendere percorsi dì riabilitazione”.
Il progetto, che ha come capofila la cooperativa sociale Alice in partnership con Uno di due, Camelot, Officina Creativa, 2nd Change, Consorzio Sir, più l’appoggio di Banca Prossima e dell’Università Bocconi di Milano, è destinato a 64 detenute de-gli istituti penitenziari femminili di Milano San Vittore e Bollate, Torino, Lecce, Tranì, Roma Rebibbia, Enna, Como, Monza, Venezia, Castrovillari, Bologna e Pisa. Durerà un anno ed è stato reso possibile grazie al finanziamento della Cassa delle ammende per un importo di 413mila euro, con un cofinanziamento del-
la cooperativa Alice di 214mila euro. Le donne detenute al 31 marzo scorso erano poco meno di 2.900, più della metà sa cucire, ma solo il 5% può contare su opportunità di lavoro offerte da aziende e imprese sociali. L’agenzia Sigillo si occuperà della promozione delle attività delle cooperative sociali che lavorano con detenute nelle strutture penitenziarie italiane, promuovendo la cooperazione sociale, il partenariato tra enti locali, imprese profit e non profit, e realizzando azioni di accompagnamento, consulenze e sviluppo di piani di impresa.
Le detenute perfezioneranno le loro abilità seguendo dei percorsi formativi in ambito sartoriale. Oltre al consolidamento delle 50 occupate già in forza alle cooperative sociali che partecipano al progetto, è prevista la creazione dì almeno altri 14 posti di lavoro. [3]
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