
In poco meno di 48 ore ottimo successo per la campagna lanciata dall’associazione Bambinisenzasbarre, su Change.org: la petizione “Non un mio crimine ma una mia condanna” ha infatti già raccolto più di 11.000 adesioni. Si tratta di un segnale forte per richiamare l’attenzione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, che vogliono così sollecitare “le massime Istituzioni e della società civile sul bisogno che il bambino nelle sue occasioni speciali – il primo giorno di scuola, la recita di fine d’anno, la Comunione e le diverse cerimonie religiose – possa condividerle, anche se per poche ore, con il proprio papà o la propria mamma nonostante la loro detenzione”.
Lia Sacerdote, presidente dell’associazione Bambinisenzasbarre, ha spiegato che “Sulla scia della campagna di raccolta fondi "Non un mio crimine, ma una mia condanna" di queste ultime due settimane e del flusso delle emozioni suscitate da questa iniziativa e’ derivata la petizione lanciata in questi giorni con gli amici di Change.org. Forse molto simbolica e un po’ visionaria, ma che nasce dall’esigenza di far conoscere ad un numero maggiore di persone la questione dei bambini figli di genitori detenuti e le sue ripercussioni in termini psicologici e, più in generale, sociali. Una situazione spesso dimenticata, poco conosciuta o non compresa. Le oltre 11.000 firme, fin qui raggiunte, ci indicano però che il diritto del bambino, a qualunque situazione etnica, religiosa o di classe questo appartenga, è riconducibile ad un unico concetto universale ed è centrale nella coscienza sociale di molti”. Sono 100.000 in Italia i bambini figli di genitori detenuti che ogni anno entrano nelle 213 carceri italiane per dare continuità al legame affettivo con il proprio papà o la propria mamma detenuti. La petizione lanciata dall’associazione intende proprio sollecitare le istituzioni e la società civile sul bisogno che il bambino ha nelle sue occasioni speciali, come il primo giorno di scuola o la recita di fine d’anno, di condivisione con i genitori nonostante la loro detenzione. [3]