
“Una reazione spropositata, esagerata. Mi dispiace per quel che è accaduto con gli avvocati di Napoli... credo che il ministro Cancellieri stia reagendo così all’astensione dichiarata dall’organismo unitario dell’avvocatura e alla opposizione sul progetto di revisione delle circoscrizioni giudiziarie”.
Gaetano Pecorella, uno dei più noti penalisti italiani oltre che ex presidente della commissione giustizia della Camera dei Deputati, in quota Pdl, non ci sta a subire l’accusa di essere il socio in toga di una lobby antiriforma.
Avvocato Pecorella, converrà almeno sul fatto che la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, ad esempio, venga imposta da un’Italia che è cambiata?
“La mappa delle circoscrizioni giudiziarie vada profondamente riformata. Ma da qui ad operare con criteri standard, diffusi a tavolino su una cartina geografica dell’Italia e senza alcuna valutazione territoriale, spesso perfino delle vie di comunicazioni, ce ne passa davvero. Noi conosciamo i mali della giustizia italiana, facciamo il nostro mestiere a contatto con la giustizia malata e le assicuro che il primo problema no nè la revisione delle circoscrizioni giudiziarie”.
Ma sono anche misure che tendono a risparmiare duplicazioni di uffici giudiziaria distanza di pochi chilometri, ad evitare che l’erario paghi sedi improprie. Cioè risparmio…
“Pensi che in Sardegna si vuole abolire il tribunale di Olbia per trasferire tutto su Tempio Pausania. Ma le strade della Sardegna le conoscono? O meglio, conoscono la geografia giudiziaria e le esigenze locali? E poi, vogliamo parlare di spending rewiev? Ebbene, c’è il caso di Chiavari dove è stato costruito un nuovo palazzo di giustizia, costato quattro milioni di euro. Ebbene Chiavari sarà cancellata dalla geografia giudiziaria. Schizofrenia pura”.
Non crede che sia davvero poco fermarsi all’opposizione sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie?
“È vero. Ma le dò al mia esperienza personale di presidente dell’unione delle camere penali dal 1994 al 1998. Tanti dossier, tante proposte, a partire dalla separazione delle carriere, nulla di fatto per cambiare la situazione giudiziaria. Ma almeno si ragionava su proposte. Oggi quali sono le grandi riforme della giustizia proposte da un ex prefetto? Sfollare le carceri? Mi sembra un po’ poco. I problemi della giustizia esistono prima che il cittadino finisca in carcere, spesso con carcerazioni preventive ingiuste ed inumane. È chiaro che c’è folla nelle carceri rispetto alle reali possibilità di accoglienza. Il carcere, spesso, è la metafora dei processi che non si celebrano. E ci si dimentica che gli imputati sono persone con i loro diritti ed anche con il dovere di pagare un prezzo se hanno commesso delitti”.
Ma all’accusa di lobbismo anti riforma come replica?
“Una accusa ingiusta. Non sarebbe male se gli avvocati italiani fossero una lobby come in America. Purtroppo oggi non è così in Italia”.
Cosa consiglierebbe al suo collega Alpa, presidente del consiglio nazionale forense, che oggi incontrerà il ministro Cancellieri?
“Ho stima e fiducia nel collega Alpa ed è un grande avvocato che non ha bisogno dei miei consigli”
E se ci fosse lei?
“Contesterei al ministro che in Parlamento non ha presentato un nuovo modello di giustizia”.
Quale logica ispira, secondo lei, questo attacco alla presunta lobby degli avvocati?
“È intolleranza per il ruolo dell’avvocato in una società sempre più autoritaria”.
Ma oltre al ministro Cancellieri anche la Confindustria attaccò la lobby…
“Si, è vero. Ma stavolta è un ex prefetto che attacca gli avvocati. È ispirata dalla logica di una concezione sociale nella quale l’avvocato che è soggetto del dissenso viene tollerato e non accettato. Ce ne accorgiamo: la rivendicazione di alcune garanzie è avvertita come un fastidio, la difesa come un orpello alle discussioni. È un problema culturale di una società che lentamente degrada in autoritarismo silente e preoccupante”. [3]
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