
Il “fantasma” che avrebbe dovuto cambiare le regole dell’interdizione prende corpo. È una relazione, che è stata vista e letta da più di una persona nelle stanze dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi.
Lì è scritto non solo che l’interdizione potrebbe essere esclusa per alcuni reati, anche gravi, ma che i cinque anni previsti oggi per farla scattare potrebbero essere aumentati. È l’ultimo tentativo, disperato, dei berlusconiani che vogliono a ogni costo salvare il loro capo dall’esito finale del processo Mediaset.
Lì sul Cavaliere incombe, oltre ai quattro anni di carcere per frode fiscale, anche l’interdizione per 5 anni. Significa niente Parlamento e niente politica. Repubblica scopre e dà notizia dell’emendamento, gli stessi berlusconiani ne confermano l’autenticità.
L’operazione va in crisi. Il primo a mettersi del tutto di traverso è Enrico Letta. Il premier legge i giornali di mattina presto e fa un salto sulla sedia: “Di questa storia non so nulla. Ma è semplicemente un’ipotesi che né è stata, né sarà mai presa in considerazione”. Gli alti funzionari di palazzo Chigi che seguono decreti e disegni di legge vengono messi in stato di assoluta allerta e viene raccomandato loro di guardarsi da qualsiasi emendamento che possa celare una norma e quindi un favore ad personam.
La preoccupazione di Letta non è certo casuale. Rivela lo stato d’animo di chi, da un momento all’altro, teme che dai berlusconiani possa arrivare un cavillo giuridico da mettere a sorpresa in un provvedimento per avvantaggiare l’ex premier e alleggerire il carico della sua situazione giudiziaria. Questo avrebbe dovuto essere il testo sull’interdizione.
Una chance da giocare subito, durante la costruzione del decreto carceri e sicurezza, oppure da spendere magari dopo, in Parlamento, nel momento migliore della vita di quel provvedimento o di altri simili che si prestino alla bisogna. Magari in aula, com’è avvenuto tante volte, quando il voto segreto su misure che attengono alla libertà personale può favorire un improvviso colpo di mano. Di possibili vagoni utili ce ne sono, oltre al decreto che sarà approvato mercoledì prossimo, ecco il provvedimento ordinario sulle carceri alla Camera o lo stesso ddl sull’anti - corruzione al Senato.
Un fatto è certo. Al dà delle smentite - come quella di Niccolò Ghedini, l’avvocato del Cavaliere, che parla di “fantasie”, e delle ironie, come quella del Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, che parla di un emendamento “fantastico più che fantasma” - quel documento esiste. Più di una fonte lo conferma, anche se con un certo imbarazzo, a Repubblica.
Si tratta di un testo in cui si parla di interdizione dai pubblici uffici e delle possibili strade per modificare le regole attuali. Un testo di cui sono pienamente a conoscenza uomini molto vicini a Berlusconi. Che ieri hanno spiegato la ratio del tentato blitz: “Dopo la sconfitta alla Consulta, lui è stretto tra la preoccupazione per la sentenza di lunedì del processo Ruby e per la sorte in Cassazione del caso Mediaset. Ormai non c’è più tempo da perdere. Per questo stavamo lavorando a una modifica del sistema delle interdizioni”. Chi ci stava “lavorando”? La fonte parla espressamente di “persone molto vicine a Berlusconi”. Sembra alludere espressamente a Ghedini, il quale però piglia pubblicamente le distanze dalla modifica al punto da non conoscerne l’esistenza. [3]
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