
“Siamo preoccupati che lo sforzo di restituire senso d’umanità ed impegno alla cura alle persone detenute, per favorirne il recupero ed il reinserimento sociale, possa essere vanificato dalle rigidità e dall’indifferenza delle azioni di spending-review messe in atto dai precedenti governi.
Mente si vanno a realizzare significative misure di rilancio delle misure alternative e si cerca di porre attenzione ai bisogni di cura e al sostegno alle persone detenute, incombono drastiche riduzioni del personale per queste delicate e sensibilissime funzioni.
Quasi 1.000 operatori in meno nelle professionalità di servizio sociale e degli educatori potrebbero essere cancellati dai ruoli dell’Amministrazione penitenziaria, con la possibilità di essere posti in mobilità in uscita dalla Pubblica Amministrazione. Questo, proprio mentre le proposte di legge in discussione in Parlamento ne ampliano responsabilità e carichi di lavoro, anche allo scopo di agevolare la riduzione del sovraffollamento delle carceri e non incorrere nelle sanzioni preannunciate dalla Corte europea dei diritti umani.
Chiediamo al Governo di riconsiderare i tagli alle dotazioni professionali del sistema penitenziario e di essere coerente con la nuova stagione di politica penitenziaria appena avviata. Il dibattito in corso nelle due Camere e la prossima legge di stabilità siano occasione di un pronunciamento chiaro su questa questione”. [3]
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