
"Pensiamo all’abolizione dell’ergastolo. E all’introduzione di nuovi reati come falso in bilancio, tortura e auto riciclaggio”. Il deputato Danilo Leva, presidente del Forum Giustizia del Pd, spiega i pilastri sui quali i democratici poggiano il loro progetto di riforma del sistema giudiziario italiano.
Qual è lo spirito della riforma vista dal Pd?
"Abbiamo l’idea di una giustizia che alzi la voce con i forti. E non solo con i deboli. La riforma, però, non può essere l’appendice ai problemi personali del Cavaliere, né può essere una sorta di maschera dietro la quale nascondere la richiesta della sua impunità. Né, tantomeno, l’oggetto di un patto segreto di scambio per tenere in piedi questo governo”.
Dopo queste doverose premesse, su quali punti non siete disposti a trattare con il Pdl?
"La riforma deve partire dal rispetto della Costituzione senza modificare il titolo Quarto. Su questo terremo duro. Però siamo disponibili ad aperture”.
Su quali punti c’è margine di trattativa con il partito di Berlusconi che, soprattutto dopo la sentenza Mediaset, invoca una riforma "punitiva” per i magistrati?
"A proposito del controverso tema dell’organizzazione della magistratura, siamo contrari alla separazione delle carriere. Ma disponibili a ragionare su norme ordinarie che possano rafforzare la distinzione delle funzioni. Ma, ripeto, senza minare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura”.
Si fa un gran parlare di riforma della custodia cautelare. Qual è la posizione del Pd?
"Credo sia ormai improcrastinabile una modifica dell’istituto della custodia cautelare. Nel nostro Paese spesso se ne fa un uso improprio senza contare la correlazione con il sovraffollamento delle carceri. La nostra proposta è eliminare le ipotesi normative che la dispongono obbligatoria per titoli di reati, ad eccezione di quelli gravi. Si lascerebbe così a ogni singolo magistrato la valutazione dell’arresto caso per caso, in base all’effettiva pericolosità sociale dell’indagato”.
Siete a favore dell’abolizione dell’ergastolo?
"Sì, va reso effettivo l’articolo 27 della Costituzione secondo il quale lo Stato non può rinunciare a priori alla rieducazione e al recupero del condannato. Va eliminata la formula "fine pena mai” e sostituita con una pena massima di trent’anni”.
E sull’azione disciplinare, altro argomento usato dal Pdl per "intimidire” la magistratura, cosa proponete?
"È possibile ragionare per una soluzione in grado di portare l’esercizio dell’azione disciplinare in capo a un giudice terzo o comunque a una sezione distinta”.
Come pensate di ridurre i tempi della giustizia in particolare nella sezione civile?
"Va completata su tutto il territorio nazionale l’informatizzazione del processo. Quindi, ci vuole il superamento della frammentazione dei riti: non è possibile costringere i cittadini a passare da un giudice del lavoro a uno civile, poi amministrativo, poi magari fallimentare. Ci vorrebbe una maggiore semplificazione e unitarietà dei riti”.