
Il sovraffollamento degli istituti penitenziari continua ad essere disatteso, sia dall’opinione pubblica sia da chi potrebbe prendere delle decisioni in merito. Eppure, ne va di mezzo il rispetto per la persona, anche se si trova a essere detenuta. Come si fa a vivere o meglio a sopravvivere in celle con troppe persone, addirittura il doppio di quelle previste? Già di per sé, vivere in un carcere è un disagio indescrivibile. Figurarsi, poi, quando c’è il sovraffollamento.
La cosa strana è che chiunque visiti le carceri, compresi i parlamentari, constata la disumanità della situazione, ma poi, tutto rimane come prima. La dignità delle persone non può essere dimenticata e tanto meno offesa anche nel caso avessero commesso reati. La punizione non può essere vendicativa. Ci meravigliamo dei paesi dove ancora si risponde con “occhio per occhio” e “dente per dente”, ma restiamo indifferenti di fronte alle condizioni delle carceri in Italia.
Quante volte si sente dire: “se comandassi io, quella gente saprei bene come punirla”, quando non si sente invocare il ripristino della pena di morte. Ma se aveste un genitore, il coniuge, un figlio o una figlia o qualcuno dei vostri amici in carcere, ragionereste nello stesso modo?
Ne dubito fortemente. Che uno venga punito con la detenzione per i reati commessi, penso che sia una cosa giusta, dato che almeno in Italia non si è capaci di fare diversamente, aiutandolo, però, a riprendere coscienza di ciò che ha commesso e a collaborare per il proprio recupero.
Ma la pena non può essere vendicativa e tanto meno si può lasciare marcire una persona in carcere. Qualcuno dirà: ma se mettiamo fuori i detenuti, sicuramente, rientreranno in carcere molto presto. Può essere. Ma quanti di noi sono disponibili a fare qualcosa per il reinserimento di coloro che escono dal carcere?
E se il carcere fosse un modo sbrigativo per “risolvere”, si fa per dire, i problemi sociali? Ha destato grande meraviglia e ammirazione il gesto dell’imprenditore, riferito dai media, nei giorni scorsi, il quale, dopo aver fatto arrestare un tale che aveva sorpreso a rubare nella sua casa, appena resosi conto che era un povero cristo alla fame, lo ha assunto a lavorare.
Un gesto straordinario. Sono questi fatti che aiutano a cambiare mentalità, anche se può sembrare un episodio isolato. Sarebbe stato più semplice risolvere la cosa subito con il carcere. È un richiamo forte in una società sempre più incapace di amare e abituata ad emarginare. Ma quanti l’hanno capito? [3]
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