
La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna a Silvio Berlusconi per il processo sui diritti tv. La Sezione feriale della terza sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, dopo quasi sette ore di camera di consiglio, conferma i 4 anni di condanna per evasione fiscale a Silvio Berlusconi.
La Corte "rigetta il ricorso del Berlusconi nei cui confronti dichiara irrevocabili tutte le altre parti della sentenza impugnata. Condanna tutti gli imputati in solido al pagamento in complessivi euro 5 mila". E' rinviata, invece, a un nuovo giudizio di appello la parte della sentenza relativa alla pena accessoria, cioè l'interdizione dai pubblici uffici, per una nuova rideterminazione.
"Non dirò a". E' quanto si è limitato a dire uno dei legali dello studio Coppi che ha assistito Silvio Berlusconi nel processo Mediaset in Cassazione subito dopo la lettura del dispositivo. Anche alle richieste di un suo commento tecnico sulla sentenza non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Nessun commento alla decisione della Cassazione da parte del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati che si è limitato a spiegare che "la pena principale è definitiva ed è eseguibile".
Cosa succede ora al Cavaliere?
La sentenza non sarà subito applicabile. Tra 30 giorni, la giunta delle Immunità deciderà sull''esecuzione della condanna
La decisione definitiva della Corte di Cassazione sulla condanna a quattro anni (pena ridotta a un anno per l'indulto) arriverà tra trenta giorni sul tavolo della giunta per le Immunità del Senato. Non sarà quindi immediatamente esecutiva la sentenza della corte di Cassazione emessa sul processo Mediaset. Silvio Berlusconi dovrà infatti attendere prima il parere della giunta per le Immunità e poi la decisione dell'aula del Senato che a scrutinio segreto voterà la presa d'atto della condanna.
La Cassazione deve infatti inviare la sentenza alla corte d'Appello di Milano per espletare tutti i tempi tecnici per l'esecuzione della pena. I giudici lombardi dovranno poi trasmettere la richiesta alla giunta che avvierà l'istruttoria, che in Senato non ha procedura d'urgenza come per la Camera, dove la giunta si deve esprimere entro i trenta giorni dal ricevimento della documentazione.
Berlusconi però potrebbe fare come Cesare Previti che in una situazione analoga alla Camera diede le sue dimissioni da deputato. Ma solo dopo aver fatto votare la Giunta e pochi minuti prima del voto dell'aula. Quando capì, insomma, che nonostante la strenua difesa dei falchi berlusconiani i numeri finali non gli avrebbero salvato il seggio. [3]
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