
L’ultima stoccata l’ha data l’ex ambasciatore statunitense a Roma David Thorne. Prima di lasciare l’Italia ha rilasciato una lunga intervista a “La Stampa”, e ha buttato lì una frase che è passata inosservata. Thorne, che peraltro conosce bene il nostro paese, ci è cresciuto da bambino, ed è anche uomo d’affari affermato, a un certo punto, parla dei guai dell’Italia, che riassume in una sola parola: “Incertezza”. Gli investimenti stranieri dimezzati, il sistema produttivo al collasso si spiegano appunto con “incertezza…per fare investimenti bisogna avere certezze e l’Italia è diventato il paese dell’incertezza, prima di tutto nel sistema della giustizia…”.
Come si dice, prendi e porta a casa. Il nesso molto stretto tra il funzionamento del sistema giudiziario e il funzionamento del sistema economico, e in ultima istanza, del “sistema paese” viene individuato e messo in evidenza come meglio non si potrebbe. Parrebbe una notizia.
Ora parla il ministro della Difesa, Mario Mauro. Ecco cosa dice: “Un provvedimento di amnistia credo debba precedere qualsiasi riforma carceraria e non seguirla. L’amnistia e l’indulto sono strumenti previsti dalla Costituzione che devono essere seguiti da percorsi di riforma significativi. Basta seguire le indicazioni della storia dove, anche quando è stata fatta la riforma della giustizia dopo la seconda guerra mondiale, questa è stata preceduta da amnistia e non seguita dall’amnistia”. Un’affermazione in perfetta sintonia con quanto dice il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. E naturalmente in questo conto occorre metterci la nostra Emma Bonino. Tre ministri, Giustizia, Esteri, Difesa sono per l’amnistia. Anche questa parrebbe una notizia.
Il presidente della Camera Laura Boldrini visita il carcere romano di Rebibbia. Ne rimane, dicono i resoconti di agenzia, turbata: “Situazione intollerabile, non più accettabile a causa del sovraffollamento”. Dopo aver visto celle prive di spazio, dove spesso manca l'acqua e con materassi marci che si sbriciolano, dice rivolta ai detenuti in sciopero della fame: “Condivido il vostro sentimento di indignazione”. Parrebbe la terza notizia.
La quarta, infine: centinaia di famiglie e migliaia di detenuti sostengono Marco Pannella nel suo Satyagraha contro le condizioni disumane in cui versano i penitenziari italiani. “Sono già oltre 1.000 le persone che hanno aderito allo sciopero della fame, accettando di abbracciare la battaglia nonviolenta lanciata da Pannella”, riferisce l’agenzia; che prosegue: “Da anni Pannella insieme ai radicali sostengono la difesa della legalità e dello stato di diritto. L’iniziativa è stata lanciata su Facebook dalla militante genovese dell’associazione Il Detenuto Ignoto Alessandra Terragni, iscritta anche all’Associazione Per la Grande Napoli attraverso il gruppo ‘Oltre il muro e le manette… stop tortura!’”.
Ecco. Noi naturalmente siamo lieti che sia nato un erede al trono d’Inghilterra, che assomigli alla madre e non al padre, e ci interroghiamo noi pure sul nome più appropriato. Ci si permette solo di osservare che le quattro notizie di cui abbiamo parlato non hanno avuto un decimo di spazio rispetto al neonato della casa reale inglese. Per non dire del silenzio che grava sui dodici referendum.