
Bisogna dare atto al ministro Annamaria Cancellieri di essere uno dei quei ministri tecnici che sa fare politica. La politica delle cose che urgono fare, di farle, e soprattutto di non farsi intimidire, come è accaduto in passato, dalla potente lobby “galera&manette”.
Cancellieri ha lasciato un ottimo ricordo a Bologna quand'era commissario. Ha svolto un lavoro egregio da Ministro dell'Interno. Mostra di avere le idee chiare ora che è a via Arenula. Altro che chi l'ha preceduta, il cui ricordo è ben vivo e vorremmo dimenticare al più presto!
L'amnistia “è un diritto imperativo categorico morale, questo è il vero motivo per cui dobbiamo farlo. Credo fermamente che dobbiamo rispettare veramente la Costituzione”, e “comunque abbiamo una scadenza oggettiva a cui dobbiamo orientarci”. Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri lo ha detto nel corso di una intervista al Tg La7. La scadenza oggettiva di cui parla è quella della prossima primavera, nel 2014, “dobbiamo andare davanti alla Corte europea a raccontare cosa abbiamo fatto. Sono 30 anni che loro ci richiamano”.
Il ministro ha aggiunto “la sentenza Torreggiani ci ha distrutto, perché ogni detenuto potrà farci causa e a ogni detenuto dovremo pagare i conti”. Ma al di là di questo, c'è appunto che “tutto questo dobbiamo farlo perché è un diritto imperativo categorico morale”. A proposito delle paure che un provvedimento del genere potrebbe indurre nella collettività, Cancellieri ha sottolineato che “molto contano le paure delle persone, la gente ha paura per tanti motivi, giustamente anche per esperienze fatte o anche per un certo tipo di comunicazione che magari sollecita la paura più che la serenità. E quindi - ha detto ancora in proposito - bisogna parlare in maniera chiara e netta, rassicurare con fatti concreti, perché ai fatti devono corrispondere sempre delle cose che diano sicurezza alla gente. Non è che si tira fuori solo la gente dalle carceri, non è che si segue solo l'imperativo categorico morale di essere un Paese civile, ma occorre poi che le forze dell'ordine siano sul territorio e che diano risposte adeguate”. E inoltre l'amnistia riguarda - quando e se ci sarà - “solo detenuti in carcere che possono essere avviati a misure alternative”.
Più in generale, poi, parlando del decreto legge varato oggi dal Consiglio dei ministri e che dovrà passare al vaglio del Parlamento - “che è sempre sovrano” - Cancellieri ha ribadito che “è un provvedimento che non rimette in libertà le persone”, mentre “è un provvedimento che o non le fa entrare o comunque le avvia ai domiciliari, dunque le persone sono comunque ristrette ai domiciliari nelle loro case, oppure vengono avviate al lavoro”.
Quanto al personale in più che servirebbe per verificare le persone ai domiciliari, il ministro ha riconosciuto che “è un problema che dovremo affrontare”, aggiungendo “credo che dovremo affrontare tutto il problema della polizia penitenziaria che ha bisogno di un'attenzione particolare, io a loro voglio dedicarmi molto”. Però questo provvedimento “dà delle risposte anche di civiltà, perché consentirà soprattutto il lavoro. Questo decreto prevede la possibilità per i carcerati di uscire fuori e andare a lavorare e in alcuni casi rientrare la sera in carcere oppure andare a lavorare e poi rientrare a casa propria”. Si parla di “lavori socialmente utili, lavori che gli italiani per lo più non vogliono fare, lavori che si fanno presso i Comuni, di pulizia, giardinaggio. Comunque sono lavori che consentono al carcerato di recuperare una propria identità”. Cancellieri ha ricordato che “il carcerato che lavora, ha l'80-90% in meno di recidiva. Dare al carcerato la possibilità di realizzarsi nel lavoro significa farne un uomo libero quando esce, la Costituzione lo dice chiaro sulla funzione rieducativa ma noi siamo molto carenti”. [3]
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