
Braccialetti elettronici contro gli stalker e i colpevoli di femminicidio. È una delle misure previste da Anna Maria Cancellieri, ministro della Giustizia, per contrastare la violenza sulle donne. “Parliamo di braccialetti - ha dichiarato - per semplificare e dare l’idea di quello che dovrebbe essere lo strumento da utilizzare”. E i punti da chiarire sono almeno due. Partiamo dal primo: l’efficacia dei braccialetti già in uso, come vedremo, è tutta da verificare.
Se invece si tratta di nuovi braccialetti da acquistare, invece, siamo dinanzi a un potenziale conflitto d’interessi di Cancellieri: l’attuale fornitore è Telecom che, nel settembre 2012, ha assunto Piergiorgio Peluso, figlio della ministra, per gestire il settore Administration, Finance and Control della compagnia di telecomunicazioni. Assunzione arrivata dopo il rinnovo della vecchia convenzione, nel 2012, voluto proprio da Cancellieri quando s’insediò come ministra del governo Monti.
Peluso non viene dal nulla. Anzi. Può vantare contratti con la Credit Suisse First Boston, poi con Mediobanca e Arthur Andersen, quindi per il Gruppo Unicredit, fino alla direzione generale del gruppo Fondiaria Sai. Nel settembre 2012 il presidente Franco Bernabè lo chiama a guidare l’importante settore di Telecom. E negli stessi giorni, sulla vicenda “braccialetti”, la Corte dei Conti scrive: “Il rinnovo della Convenzione con la Telecom, per una durata settennale, dal 2012 fino al 2018, ha reiterato perciò una spesa antieconomica e inefficace (al momento ne erano stati usati solo 14, ndr) che avrebbe dovuto essere oggetto, prima della nuova stipula, di un approfondito esame” e di “riflessione, trattative, se non comparazione con altre possibili offerte”.
La cronologia degli eventi - per essere chiari - dimostra comunque che il rinnovo del contratto con Telecom avviene prima dell’assunzione di suo figlio. Il conflitto d’interessi diventa pressante oggi se, proprio da Telecom, dovessero essere acquistati nuovi braccialetti. Nel frattempo resta una domanda: può davvero, il braccialetto elettronico, arginare la violenza contro le donne e fermare gli stalker?
Intervistata qualche mese fa, una fonte interna a Telecom, ci ha spiegato: “Il braccialetto elettronico serve soltanto a segnalare la presenza del detenuto nel luogo prestabilito: in casa, se è ai domiciliari, oppure in ospedale, se è ricoverato, ma se esce di casa, indossando il braccialetto, il dispositivo segnala che s’è allontanato e non può localizzarlo. A meno che il bracciale non sia dotato di
sistema Gps”. Al momento del rinnovo targato Cancellieri, dei 2000 braccialetti previsti dalla nuova convenzione, solo 200 sono dotati di sistema Gps. Se i braccialetti servono a localizzare gli stalker, quindi, lo Stato ne possiede al massimo 200. Nel solo 2012 - i dati sono stati elaborati dalla Casa delle donne di Bologna - le vittime di femminicidio, in Italia, sono state 171: ben 124 uccise, altre 47 ferite. I 200 braccialetti sembrano purtroppo pochi, rispetto a un fenomeno così diffuso, con gps per arginare un simile fenomeno?
Ne servirebbero di più. O ne servono di altro tipo, visto che Cancellieri parla di braccialetti “per semplificare e dare l’idea di quello che dovrebbe essere lo strumento da utilizzare”. E qui il paradosso: se il governo dovesse richiederli al suo fornitore ufficiale, ovvero a Telecom, la mamma Cancellieri si ritroverebbe a chiederli a suo figlio Piergiorgio, che siede ai piani alti, cioè poco più in basso di Bernabè. [3]
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