
Michele Giovine, condannato anche in appello
Oltre al danno, la beffa. Il timore è dei Radicali, preocupati che i corsi e i ricorsi giudiziari del "caso Giovine", qualcosa di simile ad una telenovela, sfocino in un paradosso: la defenestrazione di Michele Giovine dal Consiglio regionale e il subentro di Sara Franchino, primo dei non eletti oltre che uno dei 17 candidati della Lista Pensionati con autentica non valida.
L'allarme è stato lanciato nel corso di una conferenza stampa convocata presso l’Associazione Adelaide Aglietta: presenti Giulio Manfredi, Igor Boni, Silvio Viale e l’avvocato Alberto Ventrini. Unanime l’appello: si torni al voto, quanto prima. Ecco il ragionamento: le responsabilità di Giovine, peraltro recidivo, sono fuori discussione, ma la lista, nel suo complesso, non doveva essere presente alle ultime elezioni regionali. Morale: o si aggiudica la vittoria a Mercedes Bresso oppure si ridia la parola ai piemontesi. Parola dei Radicali.
La premessa sono le motivazioni della sentenza di appello che ha confermato la condanna di Giovine a due anni e otto mesi di carcere per falsificazione delle accettazioni di candidatura di 17 candidati su 19 della lista «Pensionati per Cota» alle regionali 2010. Lista risultata determinante, con 27 mila voti, per la vittoria del governatore. Marco Pannella, assistito dall’avvocato Ventrini, si è costituito parte civile nel processo.
Da qui l’affondo dei Radicali, che si appoggiano ai senatori Marco Perduca e Donatella Poretti per presentare un’interpellanza al premier Monti e al ministro Cancellieri. Obiettivo: «Valutare la palese situazione di illegalità in cui versa il Consiglio regionale del Piemonte che, a parere degli interpellanti, non può essere sanata con la semplice sospensione del consigliere regionale Michele Giovine ma deve portare al rifacimento delle elezioni regionali piemontesi, falsate da una lista palesemente irregolare». Manfredi azzarda un parallelo con la vicina Lombardia. Giovine come Nicole Minetti? Politicamente ci sta, a detta dei Radicali: «In Lombardia il centrodestra vuole utilizzare Nicole Minetti come capro espiatorio, mentre il problema reale sono le centinaia di firme false in calce al listino di Formigoni; in Piemonte la maggioranza vuole che il capro espiatorio sia Michele Giovine, dopo essersene servito due volte, nel 2005 e nel 2010, per vincere le elezioni regionali».
L’avvertimento, come avrete capito, è rivolto alla maggioranza di centrodestra che sostiene Cota: «In Molise, per ben due volte, il Consiglio di Stato, appurata la presenza di falsi elettorali, ha fatto ripetere le elezioni. Il Piemonte non deve fare eccezione».
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