
11/05/10
Il Secolo XIX
I colpevoli verranno trovati perché i video del pestaggio sono un pugno nello stomaco: la condanna dei politici è bipartisan anche perché il ricordo del caso Cucchi è ancora fresco. Vari fattori per un prodotto inevitabile, ovvero l’indagine aperta ieri dalla procura di Roma per scoprire i nomi degli agenti di polizia che mercoledì sera hanno infierito con i manganelli su Stefano Gugliotta, 25 anni, pochi minuti dopo la finale di Coppa Italia tra l’Inter e i giallorossi.
Una sequela di colpi contro quel ragazzo in motorino che per gli agenti era uno dei tanti ultras che stavano seminando il caos attorno all’Olimpico, ma che forse ha solo pagato il fatto di trovarsi nel posto sbagliato, non lontano dallo stadio, al momento sbagliato.
«Era sotto casa, trasportava sul motorino un amico che portava un tutore ortopedico e le stampelle», spiega il suo avvocato, Cesare Piraino, in una memoria di otto pagine consegnata ieri alla procura. Un documento in cui si chiede l’immediato rilascio del ragazzo e in cui si ribadisce che Stefano aveva visto gran parte della partita a casa, e poi era sceso per andare alla festa del cugino di 15 anni. Quel che è certo è che d’improvviso il ragazzo è stato accerchiato e colpito dagli agenti, sotto gli occhi terrorizzati dei residenti di un palazzo in viale Pinturicchio, che hanno ripreso la scena con i telefonini. Dalle finestre dello stabile urlavano di smetterla, ma gli agenti hanno continuato, furibondi.
E ora Stefano, dopo tre giorni in isolamento, si trova nell’infermeria del carcere di Regina Coeli con un dente rotto, sei punti di sutura in testa ed ematomi su gambe, braccia e schiena. Ha dolori continui che gli impediscono di dormire. «Stefano è provato psicologicamente», spiega il suo avvocato Cesare Piraino.
Una versione confermata dai politici che ieri hanno fatto visita al ragazzo: una delegazione dei Radicali, il deputato dell’Idv Stefano Pedica e il capogruppo del Pd presso la Regione Lazio, Esterino Montino. Concordi nel chiedere «immediata chiarezza» alle autorità, invocata da decine di politici di ogni schieramento e da un’interrogazione al governo dei senatori del Pd. Un fiume di appelli alimentato dalla vicenda di Stefano Cucchi, morto a Roma lo scorso ottobre dopo alcuni giorni di detenzione. Una ferita che brucia ancora per la questura di Roma, che assicura: «Verificheremo con scrupolo e massima trasparenza l’esatta dinamica degli eventi non potendosi tollerare eccessi e abusi che, se commessi, saranno sanzionati anche a livello disciplinare».
Tradotto: si promette massima collaborazione alla procura che ora cerca i responsabili del pestaggio. L’avvocato ha consegnato al pm due filmati (ma ne esiste un terzo) e un elenco di 14 testimoni: i residenti del palazzo, decisi a raccontare la ferocia di quella sera. Testimoni come l’avvocatesca Maria Carmela Guarino, che ha girato uno dei tre video. O come un anonimo vicino dei Gugliotta, che alla madre di Stefano ha raccontato di aver visto «godimento» negli occhi degli agenti «con la bava alla bocca». A Pedica il ragazzo ha parlato di gravi irregolarità procedurali: «Quando sono stato portato in cella mi è stato chiesto di firmare un foglio con una x già sbarrata, dove si leggeva che avrei rifiutato visite mediche supplementari. Ma mi sono rifiutato».
Mentre i Radicali denunciano: «Nell’infermeria del carcere c’è un altro ragazzo, anche lui arrestato mercoledì sera, che ha riportato un trauma cranico e una frattura dell’ottava vertebra dorsale nell’impatto con una macchina della polizia».
Una sequela di colpi contro quel ragazzo in motorino che per gli agenti era uno dei tanti ultras che stavano seminando il caos attorno all’Olimpico, ma che forse ha solo pagato il fatto di trovarsi nel posto sbagliato, non lontano dallo stadio, al momento sbagliato.
«Era sotto casa, trasportava sul motorino un amico che portava un tutore ortopedico e le stampelle», spiega il suo avvocato, Cesare Piraino, in una memoria di otto pagine consegnata ieri alla procura. Un documento in cui si chiede l’immediato rilascio del ragazzo e in cui si ribadisce che Stefano aveva visto gran parte della partita a casa, e poi era sceso per andare alla festa del cugino di 15 anni. Quel che è certo è che d’improvviso il ragazzo è stato accerchiato e colpito dagli agenti, sotto gli occhi terrorizzati dei residenti di un palazzo in viale Pinturicchio, che hanno ripreso la scena con i telefonini. Dalle finestre dello stabile urlavano di smetterla, ma gli agenti hanno continuato, furibondi.
E ora Stefano, dopo tre giorni in isolamento, si trova nell’infermeria del carcere di Regina Coeli con un dente rotto, sei punti di sutura in testa ed ematomi su gambe, braccia e schiena. Ha dolori continui che gli impediscono di dormire. «Stefano è provato psicologicamente», spiega il suo avvocato Cesare Piraino.
Una versione confermata dai politici che ieri hanno fatto visita al ragazzo: una delegazione dei Radicali, il deputato dell’Idv Stefano Pedica e il capogruppo del Pd presso la Regione Lazio, Esterino Montino. Concordi nel chiedere «immediata chiarezza» alle autorità, invocata da decine di politici di ogni schieramento e da un’interrogazione al governo dei senatori del Pd. Un fiume di appelli alimentato dalla vicenda di Stefano Cucchi, morto a Roma lo scorso ottobre dopo alcuni giorni di detenzione. Una ferita che brucia ancora per la questura di Roma, che assicura: «Verificheremo con scrupolo e massima trasparenza l’esatta dinamica degli eventi non potendosi tollerare eccessi e abusi che, se commessi, saranno sanzionati anche a livello disciplinare».
Tradotto: si promette massima collaborazione alla procura che ora cerca i responsabili del pestaggio. L’avvocato ha consegnato al pm due filmati (ma ne esiste un terzo) e un elenco di 14 testimoni: i residenti del palazzo, decisi a raccontare la ferocia di quella sera. Testimoni come l’avvocatesca Maria Carmela Guarino, che ha girato uno dei tre video. O come un anonimo vicino dei Gugliotta, che alla madre di Stefano ha raccontato di aver visto «godimento» negli occhi degli agenti «con la bava alla bocca». A Pedica il ragazzo ha parlato di gravi irregolarità procedurali: «Quando sono stato portato in cella mi è stato chiesto di firmare un foglio con una x già sbarrata, dove si leggeva che avrei rifiutato visite mediche supplementari. Ma mi sono rifiutato».
Mentre i Radicali denunciano: «Nell’infermeria del carcere c’è un altro ragazzo, anche lui arrestato mercoledì sera, che ha riportato un trauma cranico e una frattura dell’ottava vertebra dorsale nell’impatto con una macchina della polizia».
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