
È il messaggio lanciato dall’annuale giornata di studi Ristretti Orizzonti a Padova. La direttrice, Ornella Favero: “Identificarsi con le vittime è facile, ma non si pensa mai di poter essere dall’altra parte”.
Smontare il pregiudizio che “gli altri” siano i cattivi e che noi siamo i “totalmente buoni”: è questo l’obiettivo del convegno “Il male che si nasconde dentro di noi”, organizzato oggi all’interno della casa di reclusione Due Palazzi di Padova dalla redazione di Ristretti Orizzonti. Un’occasione per smontare qualche luogo comune e suggerire un nuovo modo di vedere il carcere: non un contenitore di mostri ma un posto in cui sono recluse delle persone. “Vogliamo far capire che non ci sono predestinati - sottolinea Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti.
Dobbiamo accettare l’idea che il male ci riguarda tutti. La gente riesce sempre benissimo a identificarsi con una vittima, mentre è molto più difficile riuscire a pensare che si potrebbe essere dall’altra parte”. Eppure invertire la prospettiva è possibile. Un modo per farlo è ascoltare le storie di quegli “altri” visti come così lontani, sentire le loro storie, provare empatia. Da qui nascono iniziative come il convegno odierno, giunto all’undicesima edizione, e il progetto “Il carcere entra a scuola. La scuola entra in carcere”.
Dare voce e volto ai “cattivi” aiuta a riflettere su quanto può essere sottile la linea che divide il bene dal male. Su quanto può essere difficile cadere. Lo dimostra l’esperienza di un padre che ha assistito a un incontro tra scuola e carcere e d’un tratto si è spogliato di ogni pregiudizio: “Mi sono sentito io stesso possibile carcerato - scrive in una lettera - perché la realtà che ci circonda ci spinge ad azioni violente che mi potrebbero portare dietro le sbarre”. [3]