
09/12/10
Libero Quotidiano
Avenge Assange, "Vendicate Assange", si tambureggiava ieri dai segreti anfratti di Internet con l’immagine di Julian Assange inquartato, via photoshop, nel costume del vendicatore del film "V per vendetta" (a sua volta ispirato a Guy Fawkes, l’anarchico che voleva far saltare Buckingham Palace in un rogo purificatore...). Vendetta, vendetta.
Julian Assange, il pifferaio magico del web, anche in galera, riesce a portare i suoi milioni di hacker verso il sentiero della ribellione ai governi e alle multinazionali. Le notizie di giornata sono essenzialmente tre. A) Il quotidiano britannico The Independent riferisce di discussioni informali avviate da Stoccolma e Washington sulla possibile consegna del fondatore di Wikileaks agli Usa. L’Indipendent ha buone fonti. Ritiene che l’eventuale consegna di Assange avverrebbe solo una volta concluso il procedimento giudiziario in Svezia. Le autorità svedesi chiedono l’estradizione di Assange, accusato di stupro, molestie sessuali e coercizione, questa riferita all’uso sbagliato di un preservativo.
2) Un gruppo di hacker, "Anonymous", s’è messo subito in azione per "punire" chi sta facendo terra bruciata attorno a Wikileaks e ad Assange. Le vie della vendetta sono infinite. Oltre ai fenomeni sempre più diffusi di "disobbedienza digitale" che portano molti a cancellare i propri account di Amazon e Paypal, i fan di Wikileaks hanno attaccato il baluardo dei correntisti, la Mastercard, rendendo i siti del colosso delle carte di credito inaccessibile per ore. Hanno colpito anche il sito della Post Finance, divisione Swiss Post; il sito della procura svedese; il provider americano Every DNS che aveva reso invisibile Wikileaks.org; il sito del senatore Lieberman; infine la Borgstrom and Bostrom, lo studio legale che rappresenta le due donne, ex ammiratrici di Assange al punto di finirci a letto una dopo l’altra, che oggi accusano di stupro. 3) Ci si mette anche Marco Pannella. Il Partito radicale, non violento, transnazionale e transpartito, "a seguito degli attacchi che si stanno moltiplicando contro il sito Wikileaks, i suoi contenuti, i suoi finanziamenti e il suo fondatore" con Radicaliitaliani e Agorà digitale, ha deciso di raccogliere l’appello di Wikileaks a ripubblicare il materiale sotto attacco nella galassia dei propri siti di riferimento.
Quest’ultima notiziola, sfuggita alla stampa, rende l’idea che i Radicali, oltre ad essere i soliti rompicoglioni, possiedono comunque una loro coerenza libertaria. Specie se si considera il paradosso che Wikileaks è ricercata soprattutto dal governo Usa, della nazione che preserva l’assoluto diritto alla libertà d’espressione con riferimento al primo emendamento. Insomma tra il "giallo" dell’estradizione e la perigliosa revanche dei seguaci del web, le vicissitudini di Assange - difeso dalla sua Australia e candidato ironicamente al Nobel dal Cremlino - rimangono il caso internazionale.
Chi scrive segue Assange dai tempi non sospetti in cui il video di Wikilieaks "Collateral Murder" (contenente le immagini choc di un elicottero militare Usa che, in Iraq, massacra civili inermi compresi due cronisti Reuters) fece più di 7 milioni di contatti nel web. Allora Assange era come Zorro, tirava di fioretto e cavalcava il destriero della democrazia. Oggi - almeno finché non si scoperchiano veri reati - pare si sia trasformato in un gossipparo globale. Ma le manette forse sono eccessive. Senza considerare che Internet potrebbe esplodere nelle azioni dimostrative di vari esaltati, come ben scrive Massimo Gaggi sul Corriere della sera. il web abbisogna di risposte nette alle soluzioni. E qualcosa dovrà cambiare per tutelare la privacy, per evitare la caduta delle leadership mondiali, e per impedire che la fuga di notizie filtri solo da una parte del mondo. Oggi la domanda più logica, infatti, è : perché Wikileaks non pubblica files dal mondo arabo, per esempio?...
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