
Agita partiti e sindacati l’ipotesi di un taglio consistente del pubblico impiego (diecimila posti in meno, tra dirigenti, funzionari e impiegati, con un piano di prepensionamenti in deroga alla riforma Fornero), contenuta nella bozza di «spending review» all’esame del governo, che vorrebbe vararla per decreto in settimana. Soprattutto i sindacati, che hanno minacciato lo sciopero generale, se Monti volesse veramente ricorrere a un decreto senza trattative e senza accordo preventivo. Ma anche i due maggiori partiti della maggioranza, Pd e Pdl, hanno messo le mani avanti, avvertendo il presidente del Consiglio che le misure vanno concordate prima di essere varate.
Il clima positivo seguito al successo italiano nel vertice di Bruxelles si è in sostanza consumato in pochi giorni. Borse e mercati ne hanno tratto beneficio, ma in modo assai contenuto. L’Italia continua a restare sotto osservazione, specie nei giorni di vigilia della nuova manovra estiva. E Monti affronterà nei prossimi giorni un tour de force, passando per le due sedute parlamentari in cui già da oggi riferirà sull’esito delle trattative europee e in cui si potrà avere un termometro realistico degli umori politici nella maggioranza e fuori di essa. La sensazione è che dopo aver applaudito il risultato ottenuto da Monti in Europa - e riconosciuto da osservatori di tutto il mondo -, i partiti si preoccupino di fare in modo che il premier non appaia come un uomo solo al comando, e cerchino di ritrovare un ruolo dal momento che le elezioni politiche si svolgeranno ormai quasi certamente alla scadenza naturale del 2013.
Monti affronta domani in un bilaterale la cancelliera Merkel, in difficoltà in Germania proprio per le decisioni del vertice conclusosi positivamente per l’Italia. È il primo incontro, in vista dell’Eurogruppo del 9 luglio, che dovrebbe cominciare a dare attuazione al nuovo meccanismo salva-debito approvato a Bruxelles. Sul quale però ieri Olanda e Finlandia, capofila della linea super-rigorista uscita battuta la scorsa settimana, hanno chiesto un supplemento di trattativa che non promette niente di buono.
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