
La Germania è diventata importatrice netta di elettricità da quando il governo ha deciso in marzo di chiudere sette centrali nucleari per effettuare nuovi controlli di sicurezza sulla scia dell'incidente di Fukushima. La notizia giunge mentre infuria un dibattito sull'opportunità di abbandonare l'energia atomica per un grande paese manifatturiero.
Secondo l'associazione dei produttori di elettricità Bdew, dal 17 marzo la Germania ha registrato ogni giorno importazioni nette di energia elettrica pari a 50 gigawatt-ore. Prima della decisione di chiudere sette centrali su 17, per un periodo di tre mesi, il paese aveva un attivo nell'import-export di elettricità pari a 70-150 gigawatt-ore al giorno. L'export verso Olanda e Svizzera si è dimezzato; l'import dalla Francia e dalla Repubblica Ceca è raddoppiato. La mancata produzione di energia nucleare ha comportato anche un aumento dell'uso di carbone, con un conseguente balzo dei prezzi di questa materia prima. Rwe, che ha deciso di citare in giudizio il Governo per la sua decisione di chiudere temporaneamente sette impianti, si aspetta possibili black-out in estate.
Il Governo ha sminuito i dati della Bdew, affermando che ai suoi occhi la Germania rimane un esportatore netto di energia elettrica. Ma un portavoce ha precisato: «L'esecutivo esamina le conseguenze» della decisione di fermare sette reattori nucleari «sul mercato tedesco dell'elettricità». La scelta del cancelliere Angela Merkel è stata criticata dal mondo imprenditoriale che teme un aumento delle bollette.
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