
09/11/09
Il Foglio
Diana Blefari Melazzi., 40 anni, Neobrigatista romana, figlia di una baronessa che mori suicida, condannata all`ergastolo per l`assassinio di Marco Biagi, prima d`essere arrestata vestiva da maschio e andava al lavoro un`edicola della capitale - a cavalcioni di una moto enduro rossa 350 di cilindrata. Fama da dura fidatemi gli occhiali» e «sono una militante rivoluzionaria del partito comunista combattente» furono le uniche parole ai poliziotti che l`ammanettarono nel 2003), da qualche anno era diventava l`ombra di se stessa: aveva attacchi di panico alternati a lunghi periodi di silenzio, se ne stava per giorni sdraiata a letto al buio, s`era convinta che il cibo fosse avvelenato e pure che intorno a lei si aggirassero sicari di Massimo D`Alema incaricati di ammazzarla. Sabato 31 ottobre, dopo aver ricevuto in cella la notifica della condanna definitiva all`ergastolo, tagliò a strisce il suo lenzuolo, annodò con cura le strisce in modo da formare un cappio, e con quello s`impiccò. Alle 22.30 di sabato 31 ottobre in una cella nel reparto d`isolamento del carcere di Rebibbia a Roma.
Dímitri De Fauw, 28 anni. Ciclista belga, nel 2006, durante la Sei giorni di Gand, si scontrò accidentalmente con lo spagnolo Isaac Galvez, che morì per le volente lesioni subite nell`impatto con una balaustra. Da allora aveva continuato a correre ma non s`era mai ripreso, i sensi di colpa lo tormentavano, e, anche se di quella storia non parlava mai, gli amici lo vedevano ogni giorno più depresso. Venerdì scorso andò ad allenarsi col collega Iljo Keisse, i due si salutarono dandosi appuntamento al giorno dopo, e invece De Fauw, tornato a casa sua, si uccise. Venerdì 6 novembre, in Belgio. Gentile presidente Fini, ora tocca a lei. Se ho capito bene, la sua cavalcata in solitario, con un seguito di truppe agili e disimpegnate, ha scopi politici limpidi. Dai suoi buoni discorsi, e interessanti, pronunciati quando si sciolse il suo ex partito e quando fu fondato quello strano animale che è il Popolo delle libertà, avevo capito questo: che Fini non vuole trasformare la presidenza della Camera, e il suo stesso ruolo personale, in centro di organizzazione di quei fuochi di guerriglia politicante ai quali ci hanno abituato le logiche di coalizione del nostro sistema politico, a sinistra e anche a destra. Mi ero permesso di dire che il suo percorso politico era diventato interessante proprio perché intendeva risparmiarci il solito esercizio di un rissoso, logorante e nichilista potere di coalizione piegato alla sola e diretta e immediata esigenza di aumentare lo spazio di movimento di una leadership rispetto a tutte le altre. Insomma la solita logica dei ricattucci e dei condizionamenti di vista corta, per costruirsi rendite ai danni di "quello grosso". Da mesi cerco di spiegare ad amici e lettori, che poi è la stessa cosa, quel che mi sembra di avere capito: che lei non fa il furbo, anche perché il piccolo cabotaggio non le conviene, e che le sue ovvie e legittime ambizioni passano bensì per una distinzione di ruolo. di cultura istituzionale, di programma riformista rispetto all`inventiva e mobilità di un sempre vivace e qualche volta frenetico Silvio Berlusconi, ma non per la demolizione o consunzione di coalizione partito, ruolo di governo e credibilità dei campo di forze, di centro e di destra moderata europea, in cui milita in alleanza con berlusconiani e leghisti ormai da oltre quindici anni (e con qualche risultato non indifferente, accompagnato da non poche delusioni). Se ho capito bene, ora mi piacerebbe (con me piacerebbe a qualche altro osservatore impegnato) essere rassicurato. Lei sa perfettamente, infatti, che dietro le tensioni di questi giorni c`è un solo vero dilemma in azione: della guida di questo paese decide il popolo o decide l`ordine giudiziario? Sappiamo bene che in un sistema di poteri equilibratamente divisi, la legalità ha un suo percorso, parallelo o anche incrociato a quello del potere, e che alla fine i conti con la legge deve farli chiunque, anche il potente. Ma sappiamo anche bene, assai bene e per esperienza diretta, quell`esperienza che ha fatto civilmente di noi ciò che siamo, compresi gli ultimi quindici anni delle nostre vite, che la divisione equilibrata dei poteri in Italia è entrata in crisi, che il filtro parlamentare voluto dai Padri costituenti (art. 68 Cost.) è stato travolto da un`ondata di demagogia, e che oggi - prima di un`organica e seria riforma della giustizia che regoli innanzitutto il suo rapporto con la sovranità popolare e coloro che sono delegati a esercitarla-non è possibile scantonare da quel dilemma, Prodi è a casa perché hanno arrestato la moglie di Mastella e tutta la sua famiglia politica; D`Alema è in riserva della Repubblica invece che in campo perché ha dovuto sottrarsi con l`immunità europea alle attenzioni della magistratura; Di Pietro ha il dieci per cento perché ha fatto delle vecchie inchieste di Milano il trampolino di lancio per una carriera politica qualunquista; e Berlusconi, che ha resistito alle inchieste sbocciate subito dopo la sua discesa in campo, battendosi con ogni mezzo e con assoluto sprezzo del pericolo, viene rimesso in discussione nella stia legittimità e nella sua leadership con le solite modalità e il solito accanimento politico che gli elettori hanno censurato per ben tre volte, dandogli il consenso per governare e per eleggere i presidenti di Camera e Senato. Gentile Fini, delle due l`una: o lei accetta solidalmente gli escamotage che il circolo del presidente del Consiglio troverà per evitare una condanna a oggi sicura nel solito processo milanese antiCav oppure deve prendere l`iniziativa e trovare lei una soluzione accettabile, mediando e rifinendo gli strumenti legislativi opportuni. Anche i suoi collaboratori della Fondazione e del buon giornale rinato, il Secolo, dovranno smetterla di comportarsi da osservatori ed esperti un po` viziati, e darci dentro con le esigenze, le pressioni, le energie e le spinte della politica. Io penso che a lei non convenga ergersi, posto che lo si possa fare, su un campo di macerie. Penso che l`elettorato di destra e di centro non capirebbe mai un defilamento dalla linea di resistenza democratica all`assalto militante di certa magistratura. Penso che la legislatura debba fare il suo corso, senza ribaltoni, e che sarebbe sbagliato sia ridurre la complessità felice della nuova forma assunta dal centrodestra, il suo ruolo autonomo compreso (tantomeno nei modi di una faida triviale) sia far finta che la questione della giustizia sia un problema personale di Berlusconi. Quindici anni di storia italiana dimostrano che non lo è. Con osservanza
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