
20/12/10
Il Secolo XIX
Il Daspo? Non basta. Ci vuole l’arresto preventivo. Le forze di governo, dopo gli scontri della scorsa settimana a Roma, vogliono giocare d’anticipo. E valutano misure sempre più rigide in vista della manifestazione di dopodomani, in concomitanza con lo sprint finale della riforma universitaria. Mentre il presidente del Senato Schifani rivolge agli studenti un appello affinché protestino «con compostezza e nel rispetto delle regole», Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, getta benzina sul fuoco così: «Qui ci vuole un Sette aprile». Gasparri evoca quel giorno del 1979 in cui furono arrestati tanti capi dell’estrema sinistra collusi con il terrorismo. E allora, oggi come tre decenni fa «serve una vasta e decisa azione preventiva sostiene Gasparri -. Si sa chi c’è dietro la violenza scoppiata a Roma. La sinistra, per coprire i violenti, ha mentito parlando di infiltrati. Bugie. Per non far vivere all’Italia nuove stagioni di terrore occorre agire con immediatezza».
Affermazioni che, come prevedibile, hanno rinfocolato le polemiche già sollevate ieri dalla proposta di estendere il Daspo anche alle manifestazioni di piazza. «Quello che propone Gasparri è contro la nostra Costituzione. Le sue sono parole pericolose. Se Gasparri conosce nomi e cognomi li faccia. Sennò lasci lavorare e rispetti le autorità competenti senza avvelenare il clima con dichiarazioni provocatorie e parafasciste», ha commentato la capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro. Per il leader dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro, le parole di Gasparri «confermano soltanto la volontà del governo e di questa maggioranza di imporre il modello fascista». Gasparri «con la consueta finezza argomentativa propone una riesumazione dell’arresto preventivo che è annuncio di fascismo», ha osservato il leader di Sel Nichi Vendola. Mentre lo scrittore Roberto Saviano parla di «follia autoritaria». Critici anche i finiani: «Tra fantasiose proposte di Daspo per i manifestanti e farneticanti ipotesi di arresti preventivi, Pdl e Lega rischiano di creare - ha dichiarato Fabio Granata - dinamiche sudamericane in Italia». «Fascismo da sceriffi» l’accusa di Mario Staderini, segretario dei Radicali italiani.
Schierate a fianco dell’ex ministro delle Comunicazioni le colleghe di partito Jole Santelli e Isabella Bertolini. Alle parole di Maurizio Gasparri «non viene data risposta politica ma solo - ha osservato Santelli - inutili e sterili insulti». «C’è da chiedersi - ha aggiunto Bertolini - se tutti questi indignati dell’ultim’ora vogliano davvero un rigoroso rispetto della legge durante le manifestazioni». Il ministro La Russa. invece. frena: «Bastano le leggi che ci sono». E Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, assicurando che «nessuno vuole ledere il diritto di manifestare liberamente» ricorda che a Firenze qualche anno fa, ministro degli Interni Pisanu, nei fatti l’azione preventiva fu portata avanti d’intesa fra le forze dell’ordine, il Comune e i sindacati e passò sotto il nome di monitoraggio preventivo.
Pietro Calogero il magistrato autore proprio dell’inchiesta 7 aprile, giudica «contrario all’obiettività storica» un parallelo tra le violenze studentesche e la vasta operazione che nella primavera del’79 decapitò Autonomia Operaia. E per Oreste Scalzone, che quel lontano giorno del ‘79 fu tra gli arrestati, Gasparri «non perde occasione per straparlare in modo talmente grottesco che rende difficile anche infuriarsi». «In ogni caso - puntualizza Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale - ipotesi di questo tipo al limite dovrebbe farle la magistratura, non un politico». Cerca, invece, di placare le acque il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini: «È necessario mantenere i nervi saldi ed evitare di esacerbare preventivamente gli animi».
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