
04/10/10
Corriere della Sera
Un'uscita così da Berlusconi non se l'aspettavano nemmeno loro. E sarà pure vero, per dirla con una delle colombe finiane come Silvano Moffa, che «bisogna distinguere tra le cose che si dicono in un comizio, e quelle che poi si fanno in Parlamento», ma in Futuro e Libertà tutti vedono avvicinarsi a grandi passi il fantasma delle elezioni. Adolfo Urso prova ad esorcizzarlo: «Se la Lega e il Pdl vogliono il voto, lo dicano. Noi non lo temiamo, ma gli italiani non capirebbero. E Berlusconi dovrebbe sta. re attento: negli ultimi tempi ha già sbagliato i conti due volte, se calcola male anche i risultati elettorali le cose poi per lui si mettono male...». Concetto che anche un intellettuale vicino a Fini come Alessandro Campi ribadisce: «La Lega chiede il voto per mere ragioni di vantaggio elettorale, anche se il rischio è l'ingovernabilità. Il mistero è perché Berlusconi dovrebbe seguirla, avendo invece tutto l'interesse a testare se la maggioranza può andare avanti o no». «Sembra impazzito, non capisce che sta andando a sbattere...», sussurra dunque un finiano dell'ala dura, mentre un collega del versante moderato assicura che «i pericoli maggiori oggi li corre proprio Berlusconi, perché ha fatto arrabbiare la Chiesa, ha contro gli industriali, e senza questi mondi il centrodestra non vince».
Potrebbe insomma rivelarsi un disastro per tutti la corsa verso il voto, per questo Andrea Ronchi avverte sia i suoi che lo stesso Berlusconi: «All'amico Maroni dico che la legislatura arriverà fino alla fine perché noi saremo leali e l'Italia ha bisogno di stabilità e riforme». Ma, al di là dello sconcerto, una cosa è sicura: Gianfranco Fini ha dato l'ordine ai suoi di tenere sì «i nervi saldi», di «non accettare provocazioni» per non farsi accollare colpe nel caso la situazione precipiti, ma anche- di «mantenere ferme» le parole d'ordine su giustizia e legalità, senza tentennamenti, accelerando sulla costruzione del nuovo partito sul quale, confessa uno dei suoi, «meno male che abbiamo già cominciato a lavorare cinque mesi fa...». Per questo, pochi minuti dopo l'intervento di Berlusconi, è il capogruppo Italo Bocchino a scandire a nome di tutti i suoi che Fui non voterà mai e poi mai una commissione di inchiesta «contro la magistratura, che per noi è baluardo di legalità e sicurezza» e che non rientra nei punti del programma: E dunque «se Berlusconi ha storture da denunciare, le metta nero su bianco e le invii al Csm».
Parole nettissime, ma subito seguite dall'assicurazione che Fli sarà fedele «al programma» e sarà - come dice Urso - «leale, responsabile e riformatrice, comportamento che pretende anche dagli alleati». Certo, nel gruppo c'è chi non si morde la lingua: «lo credo che An fu troppo accondiscendente nel votare tante leggi ad personam per Berlusconi, pagando un prezzo altissimo: adesso basta, la legalità sarà uno dei punti. cardine del manifesto politico e culturale che lanceremo a Perugia», dice Carmelo Briguglio. E se è vero, aggiunge, che «la sensazione è che Berlusconi voglia ogni giorno aumentare le distanze tra il Pdl e noi, impedendo che si crei il clima per fare il Lodo Alfano e la riforma della giustizia», è logico che si prendano le contromisure: «Se Berlusconi -avverte Bocchino - fa cadere il governo perché vuole andare alle elezioni e nasce una maggioranza diversa per fare la riforma elettorale, non è uno scandalo».
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