
Salta la riunione notturna del governo dopo l'incontro al Quirinale tra Giorgio Napolitano, Silvio Berlusconi e i ministri Calderoli, La Russa, Maroni. Per sanare la situazione venutasi a creare dopo la non ammissione delle liste in Lazio e in Lombardia si decide di procedere su un doppio binario. Nel pomeriggio un Consiglio dei ministri straordinario dovrebbe varare un decreto interpretativo delle norme in vigore per consentire di prorogare i tempi di presentazione degli elenchi dei candidati. La seconda strada è quella del ricorso al Tar. Ieri notte infatti assieme ai coordinatori riuniti da Berlusconi a Palazzo Chigi c'era Alfredo Milioni, il rappresentante della lista del Pdl nel Lazio che presenterà nelle prossime ore il ricorso al Tar. C'è poi la speranza che anche il Tar di Milano, al quale si è rivolto Roberto Formigoni, possa accogliere la sua istanza di riammissione già domani nella seduta convocata in anticipo rispetto alla data inizialmente fissata.
Questa è la situazione al termine di una giornata percorsa da voci di tutti i generi. E tra queste che vi fossero contatti tra maggioranza e opposizione per convincere soprattutto il Pd e- l'Udc per bocca del suo segretario Lorenzo Cesa aveva già dato la sua disponibilità a sanare la situazione attraverso un decreto legge - ad accettare uno scambio: da un lato dare via libera a un provvedimento per riaprire i tempi di presentazione delle liste e dall'altro concedere l'accorpamento del voto al Comune di Bologna con le Regionali di fine marzo. Per invogliare a dire sì ci sarebbe stata anche la revisione delle norme sulla par condicio deliberate dalla commissione di Vigilanza e poi ratificate dal cda della Rai.
La voce, però, è stata bruscamente smentita da Pier Luigi Bersani. «Qualsiasi intervento d'urgenza in materia elettorale in corso d'opera- ha tuonato il segretario del Pd - sarebbe totalmente inaccettabile. Abbiamo cinque gradi giudizio, lasciamoli lavorare. Non si permettano di fare minacce perché se la sono cercata loro». L'idea, insomma, è quella di perseguire una soluzione politica bipartisan per rimediare a quello che il capo dello Stato ha definito «un pasticcio». Per questo motivo nella tarda mattinata di ieri Berlusconi vede, nella sua residenza romana di Palazzo Grazioli, il gruppo dirigente della Lega Nord, guidato da Umberto Bossi. Ed è proprio il Senatùr ad anticipare che la maggioranza sta cercando una qualche soluzione, modificando così un orientamento contrario espresso nei giorni scorsi dal ministro dell'Interno Maroni. «Ne parlerò prima con i miei e poi con Berlusconi - sono state le parole di Bossi -. Troveremo un sistema per risolvere la situazione. Questa cosa del decreto la dite voi, io ribadisco che troveremo un sistema». Nessun dettaglio ulteriore. Del resto, Calderoli, uscendo dalla riunione, osserva che «adesso l'importante, come ha sottolineato anche Bossi, è parlare con il presidente Napolitano».
E, infatti, l'ufficio di presidenza del Pdl convocato subito dopo, dà mandato allo stesso Berlusconi di andare a riferire a Napolitano, al suo rientro dalla visita in Belgio. «Come leader della coalizione e presidente del Consiglio - dice uno dei tre coordinatori, Denis Verdini - dovrà verificare qualsiasi cosa per sanare il vulnus che si è venuto a creare e risolvere questa situazione assurda ed anomala che riguarda Lazio e Lombardia, due Regioni importantissime, dove allo stato il centrodestra non esiste». Insomma, «spetterà al presidente Berlusconi verificare qualsiasi cosa per potere risolvere questa situazione».
In attesa dell'incontro con Napolitano, reputato decisivo, da Palazzo Chigi si diffonde la notizia che dopo il summit si sarebbe tenuto un Consiglio dei ministri, straordinario. Non solo. Per raffreddare il clima si provvede ad annullare l'intervento di Berlusconi alla kermesse della Polverini in piazza Farnese, nel cuore rinascimentale di Roma, e una successiva riunione in un albergo tra lo stesso Berlusconi, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e i parlamentari pdl del Lazio. Diventa quindi determinante l'appuntamento con Napolitano. Come segnali di buon auspicio vengono poi interpretati la sentenza della Corte d'appello di Roma che ha riammesso il listino della Polverini, e la notizia giunta da Milano secondo cui il Tar, al quale si è rivolto Formigoni, è disposto ad anticipare a domani mattina la seduta già fissata la prossima settimana.
© 2010 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati