
23/09/10
Il Secolo XIX
La riforma del Consiglio di Sicurezza, ma anche le delicate elezioni in Sudan, la mutilazione genitale femminile e i 200 addestratori promessi alla Nato per l'Afganistan. Per l'Italia della diplomazia, il momento non è dei più felici. A Bruxelles, Roma ha dovuto accontentarsi di due sedi minori per gli ambasciatori che rappresenteranno l'Ue. All'Onu, è stata rinviata la discussione del progetto di dare uno status diplomatico particolare al rappresentante dell'Ue, un'idea a cui l'Italia, tradizionalmente favorevole al seggio unico europeo al Consiglio di Sicurezza, teneva molto. Al Palazzo di Vetro, i ritardi e i tagli ai contributi dell'Italia hanno avuto il risultato di sfoltire i quadri degli alti funzionari italiani e non ci sono eredi per il posto che fu di Giandomenico Picco. Malgrado questo, per il ministro degli Esteri Franco Frattini ci sono, durante la grande settimana della diplomazia mondiale dell'Onu, ben pochi momenti liberi.
Una settimana di fitti incontri permetterà al responsabile della Farnesina un completo giro d'orizzonte su tutte le questioni rimaste aperte. Per accompagnarlo, si sono mosse da Roma, Mara Carfagna, Stefania Prestigiacomo e Emma Bonino. Mentre il ministro Prestigiacomo si occuperà di biodiversità e sviluppo, la responsabile delle Pari opportunità seguirà invece una delle questioni che stanno più a cuore all'Italia,le mutilazioni genitali femminili. «Non vogliamo imporre nulla dall'alto - dice Frattini – ma speriamo, con l'aiuto di Paesi come l'Egitto, di arrivare a una risoluzione». Anche quest'anno, ci sarà da discutere l'annosa questione della riforma del consiglio di Sicurezza, rinviata anno dopo anno.
Ieri, Frattini ha incontrato rappresentanti di Paesi "alleati" che si muovono insieme all'Italia per un allargamento del Consiglio che non penalizzi i paesi medi. Un colloquio con il segretario generale della Nato, infine, per rassicurarlo sull'invio di 200 nuovi addestratori italiani. Per quanto riguarda gli aiuti per combattere la povertà, Frattini lascia poche speranze alla tassa Sarkozy. Ma assicura che l'Italia continuerà a spingere progetti che costano poco e servono molto, come quello di creare un'anagrafe per i Paesi che non l'hanno: «Significa dare un'identità a chi non l'ha»
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