
Credo di non esagerare se dico che Bella Addormentata di Marco Bellocchio è un grande film d'amore che cerca di dare un senso di quello che accade, è accaduto. Un film che certamente farà discutere e - anche, al di là delle intenzioni - irriterà. È fatale: Bella Addormentata è un film che parla "di argomenti veri": quelli che non si riassumono, e che sono come la posa di Socrate, il suo istintivo trarre a sé la gamba per grattarla, dov'era impresso il segno lasciato dalla catena.
Bellocchio, come già fece per esempio in Buongiorno, notte, va oltre l'evento: senza falsare la realtà, la indica, la mostra, la rammenta; un qualcosa che molti oggi, certamente preferirebbero dimenticare: quegli spezzoni di telegiornale, quei filmati che mostrano Silvio Berlusconi mentre incredibilmente dichiara che Eluana potrebbe essere comunque in grado di procreare; o il senatore Gaetano Quagliariello che in pieno emiciclo del Senato, congestionato e paonazzo grida: «L'avete uccisa...»; i bivacchi notturni davanti alla clinica, e tra candele accese, canti religiosi, le bottiglie d'acqua, e senza alcun pudore venivano mostrate carrozzine con malati e cartelli con scritto: "Uccidi anche me...".
E più di tutti farà certo discutere, irriterà, quel fugace fotogramma che mostra un gesto veloce, un bottone premuto; e subito dopo cala il silenzio, mentre un viso sfigurato dalla sofferenza che ha appena invocato aiuto, si distende finalmente in pace, sereno... Bellocchio, come tutti noi, è stato conquistato dalla singolare figura di Beppino Englaro: che certamente straziato e con la morte nel cuore, ha intrapreso una coraggiosa battaglia di civiltà. Beppino come altri prima e dopo, avrebbe potuto facilmente risolvere il caso di Eluana, inerte per diciassette anni, grazie alla complicità di un medico o di un'infermiera misericordiosa, che nella clandestinità fermasse la nutripompa che teneva in vita Eluana, restituendole quella dignità che le era negata. Beppino ha voluto condurre, con ammirevole caparbietà, la sua battaglia pretendendo il consenso delle istituzioni, in omaggio a quanto prescrive l'articolo 32 della Costituzione: "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".
La forza di Beppino Englaro, così come la forza di Luca Coscioni e Piergiorgio Welby, è quella di aver agito nel diritto, di avere sempre rivendicato, la possibilità di scegliere; il non accettare l'ipocrita "legge" del "si fa, ma non si, dice". Voglio sperare che attorno al film di Bellocchio - posso dirlo? Il mio compagno Bellocchio, che da sempre sostiene le nostre cause e spesso è stato nostro candidato - si apra finalmente un dibattito sereno e un confronto pacato tra le diverse posizioni; quel dibattito sereno e quel pacato confronto che finora non c'è stato. Si tratta di questioni, di "argo- menti veri" che è insieme un diritto civile e un grande problema sociale: quante persone coinvolge e riguarda? L'enorme sofferenza, dolore, avvilimento nel constatare che il proprio corpo non risponde più, non è anche questo un qualcosa che a giusto titolo di può definire "problema sociale"?
Tempo fa un'indagine del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica di Milano ha rivelato che il 4 per cento dei rianimatori interpellati ha ammesso di praticare la cosiddetta "iniezione letale": e lo fa senza legge, senza ordine, senza controllo, senza "governo", sulla base di quello che dice loro la coscienza. Coscienza che senz'altro sarà più che rispettabile, ma si sarebbe assai più garantiti e tutelati se ci fosse una legge che regolamenta e "governa". I sondaggi dicono che solo 8 italiani su 100 pensano che bisogna prolungare la vita del malato terminale, ignorandone la sofferenza, e si dicono contrari all'eutanasia, gli altri 92, con varie sfumature, ritengono che sia necessario superare l'attuale normativa repressiva.
Al solito è un problema di informazione, di pubblico confronto, riflessione, dibattito. Chi è contro avrà le sue buone ragioni, le si vorrebbe appunto conoscere, discutere, dibattere. Di sicuro non sappiamo perché Indro Montanelli si diceva favorevole all'eutanasia in situazioni di sopravvivenza vegetativa. Non sappiamo le ragioni dell'astrofisica Margherite Hack, di Rita Levi Montalcini, dell'ex ministro della sanità Umberto Veronesi secondo il quale in molti casi l'eutanasia è quasi un atto di carità. Se Bella Addormentata (il cui valore artistico non è indubitabile, e bastino due nomi Bellocchio e, tra gli interpreti, Toni Servillo), scaturirà questo dibattito e questo confronto, credo che Piergiorgio e tutti noi ci si potrà dire soddisfatti. Significherà che ancora una volta il cinema ha saputo trovare le chiavi per approfondire, interpretare, dare un senso a quei fatti della cronaca e della nostra vita di tutti i giorni.
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