
05/01/11
Secolo d'Italia
Abbiamo letto sul Secolo delle interessanti considerazioni a firma dei radicali Segneri, Staderini e Cappato. Così come abbiamo letto il riferimento a un intervento di Riccardo Nencini in un editoriale di Luciano Lanna che ne recepiva lo spirito. Come spesso accade, dobbiamo dirci d’accordo ogni qualvolta si cercano soluzioni per il miglioramento socio-economico del Paese non mediante le alchimie partitiche, bensì attraverso la condivisione di idee e proposte concrete.
Notiamo però una discrasia tra quello che Fini aveva annunciato a Bastia Umbra e ciò che sembrerebbe emergere nella realtà post 14 dicembre. A questo punto, come Giovani Socialisti, da sempre liberali, laici e libertari, la nostra domanda è la seguente: come può un nuovo soggetto politico come Fli, che palesa una istanza riformatrice, un approccio laico e libertario, che si mostra intento a superare le categorie della destra e della sinistra, convivere con strategie neo-guelfiste che poco o nulla hanno a che vedere con le battaglie di civiltà alle quali una vera forza liberale dovrebbe prestare attenzione nel XXI secolo? Riteniamo altresì degna di nota la considerazione di Segneri, relativa all’accezione del termine "terzo polo". Infatti, se questo "terzo polo" viene concepito unicamente come un insieme di sigle e nomenclature decise ad accelerare la fine dell’esperienza berlusconiana, rischia di esaurire la propria spinta propulsiva, risolvendosi in una prova di forza mediatica messa in scena soltanto dopo aver perso la battaglia parlamentare del 14 dicembre. A fronte di questa situazione, il Paese reale appare connotato da profonde fratture sociali ed economiche, che la crisi economica internazionale ha solamente amplificato, ma che rappresentano una costante del sistema italiano già da qualche decennio. L’Italia ha dunque un urgente bisogno di risposte concrete su tematiche come lavoro, produttività, innovazione, inclusione, diritti. In questo momento di crisi economica globale e di deficit democratica del Paese, tutte le forze riformiste e riformatrici hanno il dovere di trovare, insieme, delle ricette per il progresso, in grado di portarci fuori dalla scellerata politica dei tagli lineari attuata da Via XX Settembre con l’avallo del governo. Concordiamo, infine, sull’indifferibilità di interventi in materia di temi etici - mai veramente affrontati se non in termini di miope polarizzazione fra laici e cattolici - e sul miglioramento della vita della comunità carceraria. Dobbiamo subito mettere in cantiere iniziative congiunte, come proposte di legge, referendum e così via, in modo da poter creare un interesse per una alternativa autenticamente modernizzatrice nel paese.
Abolizione degli ordini professionali per agevolare la vera mobilità sociale, Statuto dei giovani precari per garantire un minimo comun denominatore di tutela attualmente sconosciuta, riconoscimento delle unioni di fatto e dei diritti civili come misura al passo con il nuovo concetto di famiglia sempre più diffuso, messa in sicurezza della maggior parte del territorio italiano in costante pericolo di dissesto idrogeologico, sono da sempre le nostre battaglie. Definito il perimetro delle cose da fare, non resta che partire nella costruzione di una nuova idea di Italia, quell’Italia cui dovremo ridare fiato e voce.
*Segretario nazionale Giovani Socialisti
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