
04/02/11
La Repubblica - ed. Milano
Aveva attaccato l’iniziativa dei Radicali di far controllare da un esperto calligrafo le firme sostenitrici della lista Formigoni, bollandola come «il solito polverone della sinistra perdente». Ora sarà lui in persona a dover spiegare le sue ragioni agli inquirenti. È convocato per oggi, presso il nucleo dei carabinieri che svolgono le indagini, Guido Podestà, ex coordinatore regionale del Popolo della Libertà nonché responsabile elettorale in Lombardia della compagine di centrodestra. Il tema dell’interrogatorio sarà proprio quello delle firme false al centro dell’inchiesta della procura di Milano condotta dall’aggiunto Alfredo Robledo.
Podestà, insieme con il vice coordinatore regionale Massimo Corsaro, aveva l’incarico di presentare la lista Formigoni per le passate elezioni, finita non solo al centro delle recenti critiche per la presenza di Nicole Minetti, la consigliera "tuttofare" delle feste di Berlusconi, ma anche nel mirino dell’ufficio elettorale della corte d’Appello prima e poi della magistratura. I giudici di Milano, dopo un controllo formale delle firme (l’unico consentito in quella sede), avevano ritenuto fondate le «doglianze» contenute nel ricorso dei Radicali, considerando non conformi 514 firme sulle 3.935 presentate. Un numero sufficiente per portare il totale dei sottoscrittori della lista al di sotto di quello previsto dalla legge, che impone che le firme necessarie per accedere alle elezioni siano non meno di 3.500 e non più di 5mila. Il Tar successivamente aveva bocciato il provvedimento della corte d’Appello, sostenendo che i giudici, dopo aver accettato la lista Formigoni, non avevano più alcun potere di intervento.
La battaglia ora si è spostata in procura, dove i Radicali hanno annunciato di voler presentare una denuncia per falso contro il presidente Formigoni, sostenendo che le firme raccolte a sostegno della sua lista sono false in numero sufficiente per rendere illegale l’ultima tornata elettorale. «Abbiamo affidato una perizia a un esperto calligrafo riconosciuto dal Tribunale e dalle verifiche svolte finora è emerso che quelle firme sono state tracciate dalle stesse mani a gruppi di tre o di cinque», ha spiegato l’esponente radicale Marco Cappato.
La procura invece non ha chiesto nessuna perizia, ma ha più semplicemente affidato ai carabinieri il compito di ascoltare a una a una le persone ritenute autrici di quelle firme e dai riscontri sarebbe emerso che buona parte dei convocati hanno disconosciuto la paternità dello "scarabocchio". Se, come sembra, il numero dei falsi dovesse essere sufficiente a non far raggiungere il quorum necessario a la presentazione della lista, potrebbe aprirsi un problema politico per Formigoni e uno giudiziario per chi ha dichiarato valide quelle firme. Al momento nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati. Ma potrebbe essere solo questione di giorni.
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