
«Podestà mi guardò e mi disse: 'Avete i certificati elettorali, usateli». È. così che Clotilde Strada, responsabile lombarda per la raccolta firme del Pdl e stretta collaboratrice del consigliere regionale Nicole Minetti, ha descritto, nel corso di un interrogatorio, le «disposizioni» che il presidente della Provincia di Milano le avrebbe dato per «provvedere a falsificare le firme» della lista di Roberto Formigoni e di quella del Pdl per le elezioni regionali del 2010.
Per Guido Podestà, accusato di falso ideologico nella sua «qualità» di coordinatore lombardo all'epoca del partito di Berlusconi, e per altre 9 persone, tra cui la stessa Strada, il procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, ha ora chiesto il rinvio a giudizio. Richiesta di processo, che riguarda l'ormai nota vicenda della presunta falsità di 926 firme nata da un esposto penale e da una vera e propria battaglia nelle aule dei Tribunali, anche amministrativi e civili, da parte dei Radicali- su cui dovrà esprimersi il gup Stefania Donadeo che ha fissato l'udienza preliminare per il 12 ottobre.
«Sono assolutamente estraneo», ha ribadito anche oggi 'a caldo' il presidente della Provincia, che lo scorso 21 maggio, poche settimane dopo la chiusura delle indagini a suo carico, si era seduto di fronte al pm Robledo per «precisare innanzi tutto di non essermi mai occupato del problema della raccolta delle firme». A tirarlo in ballo, però, è stata proprio la 'numero uno' della raccolta firme, quella Clotilde Strada (per lei e per altre 14 persone erano state chiuse le indagini a ottobre) in un interrogatorio del 24 novembre scorso. vece loro le firme e poi autenticandole».
L'operazione, ha concluso Strada, ebbe «termine intorno alle ore 2 della notte del 27 febbraio, mentre la mattina dopo, in sede, ho incominciato a 'chiudere' la lista regionale».
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