
05/08/10
Il Secolo d'Italia
Il premier ha perso la battaglia dei numeri con il gruppo di Futuro e Libertà. La mozione contro il sottosegretario Caliendo è stata respinta dalla Camera, ma i voti della maggioranza si sono fermati a quota 299. Molti meno, cioè, dei 316 invocati come soglia minima per evitare una crisi politica. Alla fine di un braccio di ferro che dura da giorni il tabellone ha messo a fuoco una realtà politica innegabile: i finiani sono determinanti, e sarà impossibile da oggi in poi affidarsi alle tesi facilone dei "quattro gatti" o del "gruppetto pronto a dividersi". Il fotofinish mostra 229 "sì" alle dimissioni di Caliendo da parte di Pd e Idv; 75 astenuti (Udc, Fli, Mpa) e, appunto, 299 voti "no" tra Pdl (231), Lega (58) e gruppo misto (10). È un mercoledì nero per chi ha spinto il Pdl all'estremo braccio di ferro, cercando fino all'ultimo di demolire l'avversario con il timore di sfracelli politici. Il tam tam di corridoio aveva ripetuto per ore l'altolà esplicitato da Mario Landolfi a Radio Radicale: «Senza una maggioranza di almeno 316 "no" alla mozione sul sottosegretario Caliendo il presidente del Consiglio dovrebbe chiedere di poter conferire con il Presidente della Repubblica per discutere dello scenario di crisi che si andrebbe ad aprire». Ma le esibizioni di muscoli in serata sono svaporate nel timido applauso che ha accolto la bocciatura della mozione, senza nessuno di quei fuochi d'artificio annunciati precedentemente. E Silvio Berlusconi, entrato in aula tra il fragore di una standing ovation e dei cori "Silvio Silvio", è uscito rapido, rabbuiato in volto, avviandosi verso l'ultima seduta del Consiglio dei ministri prima dell'estate. Quanto alla Camera, tutti in ferie per quattro settimane. Ci sarà tempo per riflettere. Si ricomincia l'8 settembre.
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