
18/10/10
La stampa
Il caso Piemonte è diventato centrale per il futuro del governo. La Lega ha minacciato di staccare la spina all'Esecutivo se i giudici del Tar e quelli del Consiglio di Stato dovessero far decadere Roberto Cota da presidente della Regione.
Una posizione che rischia di far abortire subito il patto a tre Berlusconi-Fini-Bossi proposto dal ministro Calderoli. I finiani piemontesi, per bocca della coordinatrice regionale Maria Grazia Siliquini, hanno replicato in modo secco: «Bossi fa terrorismo politico - ha dichiarato il deputato di Fli all'apertura dei lavori della prima assemblea giovanile di Generazione Italia Piemonte a Torino - Questo pressing sui giudici, fatto alla vigilia di una delicata udienza davanti al Consiglio di Stato, è inaccettabile. Come si fa a minacciare un danno enorme all'intero Paese? Come si fa ad appendere il futuro dell'Italia al fatto che Scanderebech o Giovine abbiano o meno fatto dei maneggi con le loro liste?».
Parole che il presidente Cota ha cercato di ridimensionare. Pensare che la Lega possa usare questa tattica «mi sembra una dietrologia. La Lega si è sempre mostrata leale verso il governo». Ma ieri il ministro e il governatore leghisti sono tornati a battere sul tasto. «Sono cose che è meglio non avvengano - ha detto il Senatùr riferendosi ai ricorsi - Si rischia di incrinare il rapporto democratico delle elezioni e non conviene nemmeno alla sinistra. Non si capisce come faccia la magistratura a ragionare: perché per la Bresso basta la croce sul partito e per Cota serve la croce sia sul nome del partito sia sul suo nome? La legge è uguale per tutti». Concetti su cui è tornato lo stesso governatore ieri sera al Tg3 nazionale: «E in atto un tentativo di fregarci le elezioni».
Il clima politico, insomma, torna ad arroventarsi in vista dell'udienza davanti al Consiglio di Stato di domani. Anche all'interno degli stessi schieramenti. Ieri Giorgio Merlo, parlamentare del Pd, e Andrea Buquicchio, coordinatore regionale dell'Italia dei Valori, hanno stoppato le pretese della Bresso, candidata del centrosinistra e promotrice dei ricorsi: «Meglio le urne che una vittoria a tavolino di Bresso». Parole che hanno fatto innervosire la Zarina: «Il nuovo codice amministrativo dice il contrario e non mi sentirei colpevole: sono stata battuta con gli inganni».
Il coordinatore regionale del Pdl, Enzo Ghigo, ha rispedito al mittente l'accusa: «Truffatore è chi non vuole accettare la sovranità popolare». Ghigo ha invocato l'intervento dei caschi blu dell'Onu nel caso ci sia un ribaltone del voto di marzo e si debba tornare alle urne, mentre il suo vice, Agostino Ghiglia, parla di «una schiera di ex e di perdenti che continuano a chiedere nuove elezioni». Anche i Radicali, con Silvio Viale, hanno esternato, tornando a chiedere le dimissioni di Cota «per aver truffato i piemontesi».
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