
30/07/10
La Discussione
La guerra dei numeri utili a formare i gruppi parlamentari della corrente finiana rischia di trasformarsi in una Caporetto, almeno al Senato. Se, infatti, alcuni fedelissimi del presidente della Camera nel pomeriggio di ieri elencavano cifre di tutto rispetto.(«Siamo in trentaquattro a Montecitorio e dodici a Palazzo Madama», dichiarava un deputato, appartandosi con alcuni colleghi del Pdl, nel corso delle votazioni congiunte sugli otto membri laici del Csm), pare, invece, che allo stato attuale non ci sia il numero minimo di dieci senatori per formare il gruppo autonomo. E sarebbe una débàcle per i «ribelli» del Pdl riuscire a confezionarsi un proprio schieramento soltanto a Montecitorio, dove la soglia richiesta è di venti componenti. A voler costituire il gruppo sarebbero con certezza i senatori Maurizio Saia, Francesco Pontone, Maria Ida Germontani, Egidio Digilio e Giuseppe Valditara; tiepidi, invece i due sottosegretari Pasquale Viespoli e Andrea Augello (al Welfare e alla Funzione pubblica), Laura Allegrini (unica finiana in commissione Giustizia), Candido De Angelis e Oreste Tofani. Alquanto decisi, ma non convinti al 100 per cento, Mario Baldassarri (il battagliero economista presidente della commissione Finanze) e Cesare Cursi (alla guida della commissione Industria, amico di vecchia data di Fini). I certi, quindi sarebbero soltanto cinque e, se anche avessero il supporto dei. tre rappresentanti dell'Mpa a Palazzo Madama (Giovanni Pistorio, Vincenzo Oliva e Sebastiano Burgaretta Aparo), da tempo in rotta di collisione con il Pdl "ortodosso", non si conquisterebbe la sospirata cifra di dieci. C'è, però. chi all'interno dei berlusconiani punta il dito su alcuni outsiders che sarebbero tentati di scegliere la strada imboccata da Fini: Beppe Pisanu, presidente dell'Antimafia, Enrico Musso e Massimo Baldini, senatore viareggino già sottosegretario alle Comunicazioni nel precedente governo Berlusconi, affetto, sussurra un collega del centrodestra, «da una storica inimicizia verso Denis Verdini», il coordinatore pidiellino indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla P3. Va molto meglio alla Camera, dove il conto dei trentaquattro deputati pronti a formare un gruppo autonomo viene confermato da un testo scritto in appoggio alla terza carica dello Stato. A firmarlo in mattinata i venti componenti di Generazione Italia: Italo Bocchino, Cannelo Briguglio, Fabio Granata, Enzo Raisi, Luca Barbareschi, Francesco Proietti, Francesco Divella, Antonio Buonfiglio, Claudio Barbaro, Maria Grazia Siliquini, Flavia Perina, Angela Napoli, Luca Bellotti, Aldo Di Biagio, Nino Lo Presti, Giuseppe Scalia, Gianfranco Conte, Benedetto Della Vedova, Adolfo Urso e Mirko Tremaglia, poi nel corso della giornata si sono aggiunte le firme dei finiani più moderati come Roberto Menia, Silvano Moffa Gianfranco Paglia, Donato Lamorte, Alessandro Ruben, Adolfo Urso, Giulia Bongiomo, Andrea Ronchi, Giulia Cosenza, Giuseppe Angeli, Carmine Santo Patarino, Giuseppe Consolo, Catia Polidori. La trentaquattresima sigla sarebbe della deputata Souad Sbai. Le prossime ore - e un vertice con il presidente della Camera, che dovrebbe tenersi in mattinata - dovrebbero chiarire definitivamente il peso della corrente, che va verso l'appoggio esterno al governo. Una scelta che, spesso, e il viatico per una separazione definitiva.
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