
15/11/10
La stampa
Cos’è «integrazione» da una parte, cos’è «famiglia» dall’altra. E poi patria, unità, fors’anche cittadinanza. Da una parte Gianfranco Fini, dall’altra Pier Luigi Bersani. Tre minuti a testa per leggere gli elenchi redatti dalla coppia Fazio-Saviano per la seconda puntata di «Vieni via con me», su «cosa è di sinistra» e «cosa di destra». Il presidente della Camera e il leader Pd arriveranno allo scoccare delle 21. A ridosso del programma: un breve saluto, ma poi strade separate sul palcoscenico. Gli autori non hanno ancora completato i testi delle performance, ma al di là di ciò che avverrà sul palco le tensioni politiche non mancheranno. Anzi, saranno violente. Tant’è che ad aprire il fuoco ci ha pensato già ieri Silvio Berlusconi, è «una cosa indegna avere una tv pubblica di questo tipo». Poche parole, ma chiare, e che peseranno anche nelle valutazioni sul pluralismo che la Commissione di Vigilanza si appresta a fare domani a Palazzo San Macuto. A Raitre, infatti, c’è chi teme già la legge del contrappasso: o anche altri leader o basta politici nel programma.
Certo, si discuterà anche di share, di grandi ascolti, della presenza di Cristiano De André (canterà Don Raffaè), ma anche di Ligabue che interpreterà «Buonanotte all’Italia» o Paolo Rossi che farà vibrare la sua ugola per «Nuntereggae più», ma soprattutto del monologo di Saviano incentrato sul business criminale della ‘ndrangheta al Nord ma anche, e forse ancora di più, di eutanasia, di vita, di biotestamento e del diritto alla morte. Argomenti che solo al pensiero di una probabile platea televisiva così vasta (la prima puntata ha raggiunto picchi di oltre 9 milioni di spettatori) fanno già drizzare la pelle Oltretevere. E già, perché da Fazio e Saviano ci saranno pure Beppino Englaro, le parole testamento di Piergiorgio Welby, riviste e riascoltate alla presenza della moglie, Mina.
Due presenze significative sul fronte dei temi in campo, ma pure considerate «scomode» sul terreno dei valori cari alla Chiesa.
E così, c’è da immaginare che agli strali che pioveranno dagli ambienti politici si aggiungeranno, forse, in maniera più delicata ma comunque non per questo meno invasiva quelli vaticani.
Insomma, di tutto e di più. Fuori e dentro la Rai. A cominciare da stasera e per un’intera settimana che si annuncia cruciale per il servizio pubblico. Domani si riunisce la Vigilanza, quindi sarà la volta del cda, ma soprattutto mercoledì si procederà allo scrutinio del referendum contro il direttore generale Mauro Masi. Un appuntamento sul quale Masi ha già fatto sapere cosa pensa («nessuna mozione mi sfiducerà») ma che certo non potrà non essere oggetto delle valutazioni del cda, anche in considerazione del prossimo (il primo per la storia dell’ente) sciopero generale dei dipendenti Rai.
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