
Il caso della sfortunata coppia italiana recatasi a Creta per una donazione di gameti e finita con la nascita di un figlio portatore di una grave malattia genetica sta suscitando controversie nell’opinione pubblica anche per via della lettera scritta dai genitori al Presidente Napolitano circa la trista condizione del “turismo procreativo” generato dalle pesanti limitazioni imposte dalla legge 40/2004.
Il quotidiano Avvenire (12 maggio 2012) denuncia l’interesse suscitato dal caso come un ennesimo complotto mediatico ordito dai soliti laicisti per esercitare “pressioni indebite per condizionare i giudici”, in vista del prossimo pronunciamento della Corte Costituzionale sulla costituzionalità del divieto della donazione dei gameti (la fecondazione “eterologa”) previsto dalla legge 40. Per il giornale cattolico, invece di lamentare la “presunta iniquità” del divieto di donazione di gameti e delle note “invettive contro la legge che difende quel che può della dignità dell’embrione umano”, andrebbe messo in luce che l’errore commesso avrebbe “fatto svanire la promessa del figlio selezionato, illusione eugenetica della provetta eterologa”.
La Consultadi Bioetica Onlus apprezza l’azione di protesta morale e civile intrapresa dai genitori che, partendo da una sofferta difficoltà personale hanno trovato la forza e il coraggio di denunciare l’ingiustizia insita nella legge 40 circa il divieto della donazione dei gameti. Loda l’iniziativa e ammira l’acume di chi l’ha suggerita, manifestando solidarietà non solo al legale che difende la coppia in questione ma anche a tutti i pochi avvocati italiani impegnati nella difesa dei cittadini che cercano di far valere i propri diritti riproduttivi e affermare così i canoni della giustizia riproduttiva. Tutti questi giuristi meritano uno speciale riconoscimento pubblico per il difficile lavoro che vanno compiendo.
Quanto alle critiche mosse da Avvenire, la Consulta ritiene che esse siano scorrette, ingenerose e fuorvianti. Scorrette perché è sbagliato credere o insinuare che i giudici della suprema Corte si lascino “condizionare” da una lettera dei genitori sulla vicenda. Al massimo, il clamore pubblico suscitato avrà l’effetto di una disamina più attenta, ma è scorretto lasciar intendere che i giudici siano in balia di pressioni mediatiche. Solo chi vuole creare un pretesto per poter poi screditare l’eventuale decisione sgradita può avanzare illazioni simili.
Le critiche mosse sono anche ingenerose perché non risponde ai criteri di questo nobile sentimento lasciar credere che i genitori – persone che hanno sofferto e stanno sopportando il peso di una disgrazia – abbiano scritto al Presidente Napolitano come mere pedine di un piano orchestrato al fine di dare un’ulteriore picconata alla iniqua legge 40.
Tali critiche sono anche fuorvianti sia perché il divieto di donazione dei gameti ha poco o nulla a che fare con la cosiddetta “dignità dell’embrione”, sia perché il legittimo desiderio di una coppia responsabile di avere un figlio sano anche grazie alla donazione dei gameti non ha nulla a che fare né con la presunta “promessa del figlio selezionato” né tantomeno con la “illusione eugenetica della provetta eterologa”. Anzi, queste supposizioni rivelano lo stato di confusione intellettuale in cui è caduta la riflessione cattolica, che porta Avvenire a vedere mostri, giganti o mulini a vento ad ogni dove, invece di prendere atto della realtà ossia delle difficoltà delle coppie che richiedono l’ausilio tecnico per coronare un intento responsabile: avere figli sani.
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