
Il Sindaco di Torino, Piero Fassino, commenta in serata il terremoto politico: «Adesso — dice il primo cittadino — si avviino rapidamente le procedure per andare al voto insieme alle europee e per assicurare al Piemonte una guida autorevole e credibile». Dunque «election day», il 25 maggio, in concomitanza con la consultazione elettorale per Bruxelles. Nelle reazioni della politica piemontese alla sentenza ci sono, in filigrana, i germi del dibattito politico delle prossime settimane. Nel centrodestra Agostino Ghiglia, ora esponente di Fratelli d’Italia, parla di «golpe bianco» e accusa i giudici di aver sovvertito l’esito delle urne. Sulla stessa linea, anche se con toni mano barricaderi, l’assessore uscente Claudia Porchietto che milita nel partito di Alfano, parla di «una giornata di lutto» e si scaglia contro «una sentenza politica».
Da Forza Italia Gilberto Pichetto, l’unico assessore forte nell’agonia della giunta Cota, confessa il suo «sconcerto per aver atteso tutti questi anni senza capire il perché non si sia tenuto conto del voto chiaramente espresso dai piemontesi». Ma, avverte con prudenza Pichetto, «accetteremo il verdetto dei giudici». Di tutt’altro tono le reazioni del centrosinistra. Il segretario regionale del Pd, Gianfranco Morgando, firma una nota con il capogruppo a Palazzo Lascaris, Aldo Reschigna, per dire che la sentenza «rappresenta la fine di un’agonia di una Regione che nei quattro anni di Roberto Cota è stata abbandonata a se stessa. Ora la parola torni rapidamente agli elettori». Per il deputato dei Moderati Giacomo Portas, «finalmente si è ristabilita la legalità». Sel, con Monica Cerutti, parla della «fine di un calvario per un Consiglio regionale che ha vissuto con il peccato originale dell’illegittimità». «Anche se con quattro anni di ritardo», dicono i radicali Viale, Boni e Manfredi, «giustizia è finalmente fatta».
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