
30/08/10
La stampa
Dopo l'appello di Bagnasco ad una «nuova classe politica di cattolici coerenti», è chiaro che don Antonio Sciortino non è più isolato. «È sempre più diffusa nella Chiesa la denuncia del degrado della vita pubblica», spiega il direttore di «Famiglia Cristiana» ai suoi collaboratori. In Curia prende quota l'orientamento «sociale» che vuole estendere i «principi non negoziabili» (difesa della famiglia, della sacralità della vita, della scuola cattolica) all'accoglienza degli immigrati e alla salvaguardia del Welfare. I rilievi mossi da «Famiglia Cristiana» al governo Berlusconi hanno incontrato le pubbliche prese di distanza di influenti esponenti della gerarchia ecclesiastica (Scola, Fisichella), ma anche una significativa convergenza di contenuti negli ultimi interventi di Bagnasco, Crociata, Tettamanzi e delle Settimane sociali Cei sul «sottosviluppo morale della vita pubblica» e «l'assenza di classe dirigente in Italia».
Insomma, «qualcosa è cambiato», sintetizzano nei Sacri Palazzi, dove si è meno disposti di prima a giudicare l'operato del governo solo in funzione dello stop al riconoscimento giuridico delle convivenze, dei finanziamenti pubblici alle scuole cattoliche, del no a leggi favorevoli all'eutanasia o alla revisione in senso permissivo delle norme sull'aborto. «Se c'è qualcuno che può rappresentare la complessa realtà dei cattolici italiani è proprio il presidente della Cei - osserva il teologo Gianni Gennari, commentatore di Avvenire, il quotidiano dei vescovi -. E la sua insoddisfazione è nota da tempo. Se "Famiglia Cristiana" non rappresenta i cattolici quando denuncia le carenze del berlusconismo imperante (e può far apparire un consenso per il centrosinistra) neppure le lodi del Meeting di Rimini nei confronti del centrodestra rappresentano i cattolici italiani».
Il Pdl in astratto «dichiara la sua adesione ai principi su famiglia e bioetica, ma in concreto non ha fatto nulla di positivo, in questi anni, per un sostegno reale alla famiglia in difficoltà, e il modo complessivo di vedere la vita che giunge sbandierata dai media controllati da esso (e anche dagli stili di vita degli uomini più in vista) è tutto fuorché vicino agli ideali cristiani», sottolinea Gennari. Non si tratta di giudicare le persone, ma «il berlusconismo appare del tutto incompatibile con uno stile degno di approvazione cristiana». Dall'altra parte «il centrosinistra, per tanti aspetti vicino alla pratica del rispetto dei principi di solidarietà (inclusa l'accoglienza dei migranti) quando si tratta di vita in tutte le sue fasi e di sessualità e famiglia si presenta come avamposto unicamente indirizzato contro alcuni principi basilari dell'etica non solo cattolica, ma cristiana e addirittura implicata dalla Carta costituzionale».
I cattolici dei due poli risultano «cani muti», più o meno al guinzaglio dei padroni di turno e al massimo portano «vasi a Samo», sottolinea Gennari: «Nel centrosinistra esaltano solidarietà ed accoglienza, nel centrodestra vita e famiglia in teoria: la logica della necessità esigerebbe il contrario». Perciò «Famiglia Cristiana», che «non ha mai coperto le inadempienze del centrosinistra su vita e famiglia, matrimonio, eutanasia e dintorni» (come dimostra il no alla candidatura della Bonino) ora «accusa le inadempienze e i tradimenti del centrodestra». L'insoddisfazione, «ora espressa anche dal cardinale Bagnasco con parole esplicite», significa «speranza di una nuova generazione di laici impegnati anche in politica. Se non ora, quando?», puntualizza Gennari. Chi accusa Famiglia Cristiana «farebbe bene ad alzare la voce per accusare le inadempienze del centrodestra, e invece non solo pare coprirle».
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