
Non più la figlia lesbica né l’amore come all’epoca del bel film «The Brokeback Mountain», oggi a diventare oggetto del discorso pubblico è soprattutto la «famiglia omogenitoriale». Cassata dalle prime dichiarazioni di Guido Barilla, che ha escluso la famiglia gay da un eventuale spot scusandosi il giorno dopo, la coppia di gay o di lesbiche con figli si è trasformata in criterio di scelta alimentare: se sono pro nozze gay non mangio Barilla (e i suoi derivati), se sono contro continuo a scegliere i prodotti tipo Mulino bianco.
L’invito al boicottaggio è stato sostenuto dalle famiglie arcobaleno che hanno scritto a Barilla: «Siamo tanti e anche sempre meglio organizzati. Il nostro sdegno è già arrivato alle Famiglie arcobaleno d’Europa, e giungerà presto negli Usa e in Canada». Già all’epoca della pubblicità Ikea si parlò di famiglie, questa volta però per un motivo opposto: una coppia di gay venne inclusa tra i possibili clienti. «Barilla sceglie la famiglia iperrealista - osserva la sociologa Chiara Saraceno - è un’immagine fuori dal mondo che rappresenta la famiglia della nostalgia». Nostalgia di ciò che non è mai esistito. L’immagine della famiglia del mulino bianco è talmente tradizionale da essere grottesca. «Si parla di famiglie per- ché gli omosessuali a ragione ne hanno fatto un tema e perché continua ad esserci resistenza all’idea che i gay possano costruire una famiglia propria - continua Saraceno Il discorso conservatore rifiuta che l’omosessualità si faccia vedere: la sessualità è una cosa "bassa" e dunque che si faccia in privato, l’affettività gay è vista come esibizione, il riconoscimento della legittimità della famiglia omogenitoriale resta un tabù. Barilla fa parte di una larga fetta della popolazione, le sue scuse appaiono legate al timore di una svalutazione di mercato». Ma la «famiglia arcobaleno» che cosa ha da spartire con la «nostalgia» di una realtà mai esistita? «Resta da chiedere a gay e lesbiche: davvero vorreste essere in uno spot tipo mulino bianco, con due papà e due mamme al posto della coppia etero?». Insomma, l’emancipazione ha i suoi rischi. «Le pari opportunità sono sempre un riduzionismo - commenta la sociologa Franca Bimbi - Alla fine tutto si è ridotto intorno alla famiglia. Nonostante i processi di defamiliarizzazione, e forse proprio per quelli, la famiglia resta nell’immaginario il luogo per definizione dell’istituzione eterosessuale. I gay più delle lesbiche hanno occupato uno spazio che veniva lasciato libero, uno spazio di diritti più che di trasgressione normativa profonda».
Come si è arrivati a parlare tanto di famiglia e molto poco di relazioni? «In parte forse perché nell’area delle emozioni c’è un conflitto e si preferisce la normale ipocrisia. Vuoi non avere un parente omosessuale? Certo che ce l’hai. È come l’emancipazione degli ebrei al ghetto: quando siamo tutti emancipati dove sta la differenza delle relazioni? Per un verso va benissimo, dall’altra si mette tra parentesi una trasgressione profonda di un percorso in cui la maggioranza si è riconosciuta». È difficile parlare di relazioni? «Possiamo dire che la domanda di famiglia e il tema delle relazioni toccano aspetti collegati ma sono sfide diverse. Chiedere il riconoscimento della famiglia omogenitoriale è una sfida che la società a livello di costume pare aver registrato, infatti si è detto: Barilla come ti permetti? La sfida delle relazioni è molto più sovversiva perché mette l’accento su insicurezze più profonde. Allora si preferisce la giuridificazione, vale a dire la visione dei rapporti attraverso la lente del diritto. Mai dimenticare che stereotipi di genere e omofobia sono collegati». E aggiunge: «C’è ancora un grande odio per le donne e a me sembra che ci sia un movimento culturale sotterraneo che restaura stereotipi profondi di virilità. Questa operazione fa fuori le donne e quello che esce fuori dalla norma eterosessuale, alimentando la violenza simbolica. In questo senso Barilla ha confessato con coraggio e ingenuità da che parte sta. In occasione del dibattito sui femminicidi siamo tornati alla tutela delle donne, non sento altro che questo, la donna è più debole. Ricacciarci nella debolezza e coprirci con le pari opportunità è la restaurazione di un certo modello di virilità». Mettere l’accento sulla richiesta di essere riconosciuti come istituzione fa perdere l’occasione di rinnovare le relazioni? "I movimenti lgbt fanno domande anche di autenticità delle relazioni conclude Bimbi - ma attenti a non rafforzare la sensibilità dell’opinione pubblica che è schiacciata sulle leggi e non sulle relazioni».
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