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Lunedì sera, a sorpresa, aveva confessato agli spettatori della trasmissione «East Midlands» d'aver ucciso il compagno malato terminale di Aids. Ora il celebre presentatore televisivo della Bbc Ray Gosling dovrà ripetere tutta la storia agli agenti della polizia del Nottinghamshire che ieri mattina l`hanno arrestato con l`accusa di omicidio. Secondo il Suicide Act del 1961, chi aiuta qualcuno a morire rischia 14 anni di prigione.
«Ray è in forma ma è un momento molto difficile, è rimasto in commissariato per cinque ore», conferma il suo legale, l`avvocato Digby Johnson. Agli inquirenti prima e poi ai giudici, il reo confesso ripeterà la versione con cui ha incollato il Paese al piccolo schermo: «Avevamo un accordo, gliel`avevo promesso. Quando l`ho visto soffrire in quel modo e i medici dell`ospedale mi hanno detto che era irreversibile, ho chiesto di lasciarci soli un momento e l`ho soffocato con il cuscino». Dopo tanti anni la verità, ma nessun senso di colpa: «Avrebbe dovuto vivere in quelle condizioni? Non ho rimorsi, non credo sia un crimine. Ho fatto la cosa giusta, lui sarebbe fiero di me».
Sebbene sia punito come un crimine, il suicidio assistito nel Regno Unito non è un vero tabù. Gosling, 70 anni e una lunga carriera mediatica alle spalle, sa bene che la maggioranza dei connazionali è sensibile al tema eutanasia: tre su quattro ritengono che i familiari debbano poter assistere i propri malati terminali verso il trapasso. Eppure la legge è complessa e i giudici decidono in ordine sparso. Il mese scorso Kay Gilderdale era stata dichiarata non colpevole per aver avvelenato la figlia Lynn, da tempo senza speranze. Negli stessi giorni un altro tribunale condannava a nove anni di carcere Frances Inglis per la dose letale d`eroina somministrata al primogenito Thomas, paralizzato con danni cerebrali permanenti.
«Sono con Gosling, agirei nello stesso modo», ammette sbocconcellando un tramezzino su una panchina di St. James Park Margaret, impiegata del Foreign Office. Scott Dickson, insegnante, ha appena comprato un biglietto per lo spettacolo di Harold Pinter «The Caretaker» in scena a Trafalgar Studios: «Fossero tutti questi i crimini della Bbc... Spero che, riguardando un personaggio pubblico, la storia stimoli un dibattito e induca a ridiscutere la legge».
Materia che divide, osserva il sociologo Tony Walter, docente di studi sulla morte all`università di Bath. Ma in modo trasversale: «C`è un abisso tra ciò che pensa la gente e il parere degli studiosi. Se l`opinione pubbli- ca è bendisposta verso l`eutanasia e il suicidio assistito, trattati nei media britannici come una questione di autonomia e libertà, gli esperti avanzano dubbi di carattere medico e religioso, obiettano che una persona non è solo un individuo». Da qui la difficoltà a cambiare le regole: «In queste condizioni è difficile modificare la legge, i giudici valutano caso per caso e gli interessanti non sanno mai quali saranno le conseguenze delle loro
azioni». A giorni il procuratore generale Keir Stramer dovrebbe pronunciarsi sul «mercy killing», la cosiddetta dolce morte, un pacchetto di linee guida.
Ray Gosling ripete che non voleva diventare una bandiera ma le squadre sono già bellicosamente in campo. Da una parte la Chiesa Anglicana e i militanti pro-vita come il direttore di Care Not Killing Peter Saunders, convinto che il suicidio assistito debba restare illegale «per proteggere i malati più deboli da ogni possibile abuso». Dall`altra Jo Cartwright, portavoce dell`associazione «Dignity in Dying», che insiste sull`urgenza di «una legge per tutelare chi vuole una maggiore scelta al termine della propria vita e gli altri vulnerabili alle coercizioni».
Gli inquirenti hanno di fronte un labirinto, anche perché l`imputato rifiuta
categoricamente di rivelare il nome della vittima, l`anno e l`ospedale in cui era ricoverato. C`è il suo racconto e il patto privato tra amanti che lo motiva: basterà? Gli spettatori attendono il verdetto.
1 recedenti
«U n atto
d`amore»
NeI 2006 il giardiniere
inglese Davìd
March, 57 anni, soffocò
con un sacchetto
la moglie, affetta
da sclerosi multipla.
Arrestato e processato,
è stato assolto.
NeI 1998 Ezio
Forzatti, un ingegnere
di Monza, staccò
in ospedale il respiratore
che teneva in vita
sua moglie. Condannato
a sei anni e
mezzo, è stato poi assolto
in appello
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