
La notizia: il parlamentare del Pdl Alfonso Papa, coinvolto nell'inchiesta sulla cosiddetta P4, è stato espulso dall'Associazione Nazionale dei Magistrati. La decisione è stata assunta dal comitato direttivo che ha accolto la proposta avanzata dal collegio dei probiviri lo scorso settembre. Decisione drastica, motivata col fatto che Papa avrebbe gettato “discredito” sull'ordine giudiziario a causa dei comportamenti per i quali è sotto processo a Napoli. Continua la notizia: "La procedura che ha portato i probiviri a chiedere di mettere alla porta Papa, che prima di scendere in politica faceva il Pm a Napoli, e che in passato ha ricoperto incarichi di vertice all'interno dell'Anm, era stata avviata il 7 luglio scorso. I probiviri avevano anche convocato Papa per difendersi dalle
accuse, ma il 20 luglio scorso, prima di quell'appuntamento, il parlamentare era finito in carcere dopo che la Camera dei deputati aveva accolto la richiesta di arresto formulata dal Gip di Napoli. In carcere Papa è rimasto fino al 31 ottobre, quando ha ottenuto la detenzione domiciliare. Ed è tornato in libertà poco prima di Natale".
La notizia prosegue: "Con i comportamenti emersi nell'ambito dell'inchiesta napoletana, ma anche con le accuse di persecuzione che ha rivolto ai suoi ex colleghi di Napoli davanti alla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera, Papa ha gettato discredito sull'ordine giudiziario, hanno sostenuto i probiviri. In particolare ha violato la norma del codice etico che impone di mantenere "una immagine di imparzialità e di indipendenza", ed evitare "qualsiasi coinvolgimento in centri di potere partitici o affaristici che possano condizionare l'esercizio delle sue funzioni o comunque appannarne l'immagine". Per questo Papa è stato espulso ed è obbligato a lasciare il "sindacato delle toghe". Finita la notizia, la riflessione, e la confessione. Se quello che si apprende, se la "notizia" è vera nei termini in cui viene comunicata, irrefrenabile è un brivido lungo la schiena.
Papa, come s'è detto, è coinvolto in un'inchiesta, quella sulla cosiddetta P4; e le imputazioni a suo carico sono indubbiamente pesanti: estorsione, favoreggiamento, rivelazione di segreto d'ufficio e corruzione. Si tratta di accuse. La pubblica accusa dovrà sostenere la fondatezza di queste accuse, e dimostrare in un'aula di tribunale la colpevolezza di Papa. Al momento siamo a livello di accuse.
Ma i probiviri prima, il comitato direttivo dell'Anm dopo, hanno già emesso la loro sentenza: Papa con i comportamenti emersi nell'ambito dell'“inchiesta napoletana” ha gettato discredito sull'ordine giudiziario. E se mai, per pura teorica ipotesi, le accuse dovessero rivelarsi infondate?
Non sarebbe la prima volta che accuse "al di là di ogni ragionevole dubbio", magari raccolte nell'ambito di un'inchiesta dove, man mano che si cercavano elementi di innocenza emergevano prove di colpevolezza, si sono poi rivelate alla prova dei fatti, assolutamente infondate. Se alla fine Papa, sempre per pura teorica ipotesi, dovesse risultare estraneo a quanto gli viene contestato, non avesse estorto, favorito, rivelato, corrotto? Si può comprendere una sospensione cautelativa in attesa che si accertino i fatti; ma stabilire che sia sufficiente il lavoro del Pm per stabilire che si è gettato intollerabile e inaccettabile discredito non sembra davvero una garanzia di giudizio imparziale.
Non solo: Papa viene convocato per esporre le sue ragioni; peccato che prima di poterlo fare viene arrestato. Non può insomma dare concreta esecuzione alla convocazione. Fa nulla, si può fare anche senza ascoltare se e cosa ha da dire. E poi, in che modo ha gettato altro, ulteriore discredito? Come ha violato il "codice etico delle toghe"? Difendendosi dinanzi alla Giunta per le Autorizzazioni a procedere della Camera.
Per aver "osato" dire di essere vittima di una persecuzione da parte dei suoi colleghi. Non doveva dirlo, non poteva dirlo. Doveva tacere.
Si apprende poi di un principio che merita di essere scolpito: in base al codice etico, occorre evitare "qualsiasi coinvolgimento in centri di potere partitici o affaristici che possano condizionare l'esercizio delle sue funzioni o comunque appannarne l'immagine". Benissimo. Come si procederà, dopo l'esemplare espulsione a Papa? Si va in ordine alfabetico? Perché con tutto il rispetto per l'Anm, il suo direttivo, i probiviri, ci si vuol far credere che "qualsiasi coinvolgimento in centri di potere partitici o affaristici" sono un'esclusiva del solo Papa?
Tanta draconiana severità, l'Anm, i probiviri, il direttivo, verso chi altri l'ha riservato?
Facile risposta: nei confronti di nessun altro magistrato, e infatti si viene informati che è la prima volta che si prende un simile provvedimento.
Si può provare a ricapitolare: Papa, che ancora non è stato condannato,ma è solo imputato, ha gettato discredito sull'ordine giudiziario; non si è andato a difendere una volta convocato (era in carcere); e quando si è difeso davanti alla Giunta per le Autorizzazioni a Procedere lo ha fatto in modo da violare il codice etico dell'Anm. A questo punto, sicuro, la riflessione è perfino scontata, ma pazienza: e i magistrati dell'affaire Tortora, fino come sappiamo, loro? E solo Papa è colpevole di aver violato il codice deontologico che impone di evitare .'qualsiasi coinvolgimento in centri di potere partitici o affaristici?": Verrebbe da sorridere, se non fosse che quel brivido lungo la schiena di cui si è parlato all'inizio, si continua a provarlo. E allora davvero non c'è proprio nulla ridere...
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