
Eni annuncia di aver rivisto al ribasso l'utile netto del 2009 e il mercato la punisce. Nonostante si trattasse di una manovra tutto sommato attesa, la decisione presa ieri dal consiglio di amministrazione del colosso dell'energia di accantonare 250 milioni di euro per chiudere il contenzioso con la Sec (la Consob statunitense) e il dipartimento di Giustizia Usa non è comunque piaciuto agli operatori. A fine seduta, il titolo Eni è arrivato a perdere nel corso della seduta fino all'1,6% (con scambi particolarmente elevati), salvo poi limitare i danni e chiudere le contrattazioni in calo dello 0,3%.
Perché se è vero che la revisione al ribasso del rigo dell'utile netto a 4,367 miliardi (in calo del 51% rispetto all'anno precedente) era tutto sommato annunciatadata l'evoluzione della vicenda giudiziaria sulle presunte tangenti in Nigeria (come si spiega nel pezzo qui sotto), è anche vero che era la prima volta che veniva messo nero subianco. Per il resto, il cda del gruppo controllato dal Tesoro ha confermato tutte le altre indicazioni, a partire dagli 83 miliardi dì ricavi e dal dividendo a 1 euro (di cui 50 centesimi già distribuiti nel settembre scorso), anche questo in calo rispetto alla stagione precedente.
Dalla relazione al bilancio di Eni sono poi emerse alcune indicazioni industriali per i prossimi mesi. La produzione di idrocarburi del 2010, ad esempio, dovrebbe attestarsi sugli stessi livelli dell'anno precedente e quindi attorno a 1,8 milioni di barili al giorno. Per avere una crescita più consistente della produzione, invece, bisognerà attendere il 2011. Tutto ciò con una previsione di prezzo attorno ai 65 dollari, livello assai più basso dell'attuale valore del barile (ieri attorno agli 81 dollari al mercato di New York).
Dalla relazione al bilancio emerge anche una variazione al rialzo del compenso per l'amministratore delegato Paolo Scaroni, passato da 3,1 a4,3 milioni (compresi bonus e incentivi). Ma ieri è stato anche il giorno della presentazione del nuovo piano strategico di Snam Rete Gas, società controllata da Eni, che prevede entro il 2012 investimenti per 6,4 miliardi. L'ad Carlo Malacarne ha annunciato progetti che, invece, sono stati premiati dal mercato, con il titolo che ha chiuso in rialzo dell'l, l%. Ma cosa ha convinti gli operatori? Più di tutto, il fatto che il dividendo crescerà nel prossimo triennio del 4%o all`anno. Anche se - come anticipato dal manager - il debito di Snam potrebbe salire nel caso di nuove acquisizioni. La società sta prendendo in considerazione la possibilità di espandersi in Europa e rilevando attività in business regolamentati sfruttando le opportunità concesse dalla direttiva dell'Unione europea sull'apertura del settore.
Malacarne ha precisato che «oggi non abbiamo acquisizioni sul tavolo. Ma indico il periodo di metà 2011 perché è il termine per l'implementazione della direttiva europea, che stiamo monitorando fortemente, da parte dei diversi paesi. Dopo questa, avremo l'opportunità di analizzare acquisizioni o partnership che presentino lo stesso livello di rischio che abbiamo in Italia».
Sempre secondo l'ad, Snam è in grado di sostenere una spesafino a 1,5-2 miliardi per nuove acquisizioni «senza per questo intaccare l'architettura finanziaria e la politica dei dividendi».
Secondo gli analisti, il titolo (che viaggia poco sopra i 3,5 euro) è stato penalizzato dalle incertezze sull'assetto proprietario. Nonostante le insistenze dell'Unione europea - ma anche dell'Autorità per l'energia - Eni ha sempre sostenuto di non avere intenzione di cedere il controllo di Snam. Me nei prossimi mesi il titolo dovrebbe beneficiare dei risparmi prodotti dall'integrazione con Italgas e Stogit, rispettivamente le società per la distribuzione e lo stoccaggio del gas.
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