
Un pomeriggio intero sulle "montagne russe". E alle nove di sera cominciano a vedersi in giro coloriti verdi. Troppo tardi per essere ancora ottimisti, troppo presto per disperare. Nei due comitati elettorali, né i sostenitori di Emma Bonino né quelli di Renata Polverini hanno il coraggio di interpretare quei settemila voti di differenza.
Che prima erano 16mila e mezz’ora dopo diventano 20mila. C’è chi si affida alla speranza del comune di Roma, dove Emma Bonino è in vantaggio. Al comitato Polverini, invece, preferiscono seguire le proiezioni Rai, che danno la candidata del centrodestra leggermente sopra la sua sfidante. Qualche boato, ma nemmeno lì nessuno che si sbilanci. L’unica certezza di questa giornata in altalena è che le tanto temute contestazioni di voti non ci sono state. La paura era che molti elettori di Roma e provincia avrebbero messo sulla scheda il nome di uno dei candidati del Pdl esclusi dopo il caos-liste. Invece, nessuno ha sbagliato. Tutt’al più non sono andati a votare. Il Lazio è stata la regione dove l’affluenza è crollata vertiginosamente: meno 12 per cento. Alle urne c’è andato solo il 60,9 per cento degli elettori. A Roma città - dove il Pdl non c’era, appunto solo il 56,5 per cento. Tanto che Andrea Augello, coordinatore della campagna della Polverini, ha detto: "Speriamo che non sia il dato dell’astensionismo a decidere su queste elezioni". Ma di errori, neanche l’ombra: con il 96 per cento dei voti validi l’ipotesi "brogli" è sfumata definitivamente. Tutti gli occhi erano puntati al Fleming, quartiere di Roma nord, dove di solito il centrodestra stravince. Precisamente al seggio 2232. A presiederlo c’era Giorgio Mori, consigliere municipale, fedelissimo del sindaco Alemanno e gladiatore della libertà. Ovvero, uno che era disposto a rivendicare qualsiasi voto per la Polverini, anche quelli espressi a favore di un candidato inesistente e che quindi, come ricordato dal prefetto, avrebbe dovuto essere annullato. Per fortuna nessuno è caduto in errore, altrimenti la rissa sarebbe stata assicurata. E così, Mori, a scrutinio finito rivendica orgoglioso di aver "rispettato la volontà degli elettori".
In generale, va detto, le preferenze sono state poche. Chissà se per paura di sbagliare o se perché ormai ci siamo abituati a non metterle più. Nei comitati comunque, è un problema che si porranno più avanti. Per ora sono li a fare progetti su quei settemila voti di differenza, perchè tutto dipende da dove sono, se in provincia o in città. Per esempio Frosinone: i dati del Viminale danno la Bonino sotto di 70mila voti. Ma i rappresentanti di lista del Pd hanno contato uno scarto intorno ai 40mila. E così cambierebbe tutto. La Polverini (forte a Latina, Frosinone, Rieti e Viterbo) pian piano rimonta. La Bonino (vittoriosa a Roma) con il passare delle ore vede accorciare le distanze. A muovere l’altalena tra l’angoscia e la fiducia, contribuisce pure il contorno. Emma e Renata, quando i dati cominciano a traballare si rifugiano in privato.
Ma ai due comitati l’aria è completamente diversa. Al Flaminio, attorno a Renata, si stringe tutto il partito. Il ministro Giorgia Meloni non si muove da li. Maurizio Gasparri si diletta tra una telecamera e l’altra. Tutto è allestito come fosse un set pronto per la vittoria. A via Ripense, quartier generale di Emma, si intravedono solo di passaggio il presidente della provincia Nicola Zingaretti, il deputato Michele Meta, il presidente uscente Esterino Montino e i coordinatori della campagna, il Pd Riccardo Milana e la radicale Rita Bernardini.
Comunque vada sarà una vittoria risicata: venti, trentamila voti a decidere la guida di una regione. Primo partito, è la lista civica Polverini, con il 29,4 per cento. Ha raccolto il voto degli elettori del Pdl rimasti orfani della loro lista. Nel resto della regione, il Popolo della Libertà ha preso il 6,2 per cento, mentre a raccogliere i voti "dispersi" c’è stata anche La Destra di Francesco Storace 4,4 per cento dei voti - e l’Udc, al 5 per cento. Nel centrosinistra i dati parziali danno il Pd al27,1 per cento, l’Italia dei Valori al 10 per cento, la lista Bonino-Pannella al 3,8, Sinistra e Libertà al 3,4 per cento. Il sorpasso della civica Polverini sul Pd, per il ministro Meloni è "la prova della grande organizzazione di cui è capace la nostra classe dirigente" visto che "abbiamo giocato in serie A con la squadra primavera".
Non parla di calcio, ma promette baldoria, il ministro La Russa: "Se riusciamo a prendere anche un solo voto in più ci ubriachiamo tutti".
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